Lunga, troppo lunghi da trascrivere nei dettagli 12 giorni di avventura, divertimento, fatica … di vita diversa lontano dall’ambiente lavorativo e dai problemi che ci assillano quotidianamente.
Un colpo secco per staccare la spina e lasciare spazio alla marea di emozioni che già si portava dietro Adriatic Coast Run Extreme.
Come tutte capace di variare il tuo equilibrio cardiaco, il tuo respiro, di essere costantemente presente dentro di te sin dal momento dell’assenso definitivo.
Una sfida nella sfida, un chilometraggio importante , uno scenario magico …il mare, la sabbia e la mia prima avventura personale (creata da me) che mi avrebbe permesso un esplorazione ancora più profonda della mia persona.
Una cartina della penisola Italiana , una linea azzurra e la mia sagoma di spalle e già ero dentro.
Due parole con Paola per la condivisione dell’idea e il via alla macchina organizzativa incentrata sulla rete mediatica e su una voce che corre probabilmente più veloce di me.
Pagina dedicata su Facebook , pagina sul blog e la costanza di pubblicare anche la minima notizia o pensiero per far si che l’evento assumesse l’ideologia di un viaggio, avvicinandosi giorno dopo giorno all’ora X .
Non più un giorno senza il battito secco e possente del cuore, senza il pensiero costante alla costa adriatica solcata da un omino , non più un allenamento che non fosse visto come fine utile all’evento (in realtà molti non lo erano proprio).
Un avventura apprezzata dal popolo mediatico, dagli amici sportivi e, cosa che mi ha fatto molto piacere, anche da molte persone lontane dallo sport.
Al mio fianco l’Africa che grazie a Matteo Scarabotti, responabile eventi di Amref Italia Onlus, mi permetteva di raccogliere fondi per la campagna nazionale “Stand Up for African Mothers” e al mio fianco, ancora una volta, il super assistente Terry Spinelli nominato tale in occasione del DecaIronman Italy dell’ottobre 2011.
L’organizzazione di Adriatic Coast Run Extreme era in se per se molto semplice, mare a sinistra e via di corsa verso Santa Maria di Leuca anticipato/seguito da Terry sul camper ufficiale.
Il Camper Ufficiale
il camper ufficiale era stato scelto percorrendo la strada del risparmio, visto il momento economico stretto, dopo aver valutato e conteggiato quelle che potevano essere le spese nel noleggiare l’affitto di un camper nuovo di pacca.
Grazie all’amico Matteo prendiamo possesso di un camper spinto da un motore Fiat 2.5 aspirato, non veloce ma instancabile. La sua età è appena oltre alla maggiore di circa 7 anni e nasconde le sue sinuosità dentro ad una forma parallelepipeda con 4 ruote agli estremi.
Il servosterzo non passava da quelle parti il giorno della costruzione così come i vetri elettrici e tante altre cosine che obbligavano a un attenzione particolare al fine di evitare inconvenevoli.
Interno in vellutino a scacchettoni e moquette ospitava 6 persone organizzate oppure 4 comode o anche 2 strette nel caso di un camper pieno di ogni cosa come quello che avevo ridotto io prendendo su mari e monti nell’eventualità che …
Aveva tutte le sue cose a posto, con tutte le comodità che negli anni 87 circa erano richieste e che nel 2012 non erano neanche più considerate tali …..come cambia il mondo
Dall’aria vissuta e fiera dava comunque qualcosa in più , quel tocco vintage, all’avventura che ci faceva sorridere consci che stavamo inserendo un altra avventura nell’avventura…..almeno inizialmente.
Dopo 10 manovre e qualche giorno di guida s i sorrideva già di meno 🙂 .
Ma andava bene, l’importante era, in fondo, avere la testa coperta per la notte ed avere una base al seguito per eventualità di ogni tipo, razza e colore.
Il tempo vola, ce ne accorgiamo, spesso, quando arriva il momento e come per incanto ti trovi proiettato dentro a un evento fortemente voluto ed organizzato ma che rimane fino all’ultimo come qualcosa di irreale, come un sogno della tua mente.
Si parte dalla centralissima piazza Garibaldi di Cervia davanti ad un nutrito numero di amici, conoscenti, curiosi ed accompagnato da qualch eamico della squadra di Triathlon/Running tra i quali Oliver, grande amico, che correrà con me fino al mezzogiorno successivo.
Un emozione molto grande che già di per se mi consegnava una vittoria e una sensazione magica dentro che se da una parte mi portava ad essere presente per fare tutto ciò che dovevo nello stesso tempo mi allontanava per darmi la possibilità di osservare da fuori , di vedermi nei movimenti e di scrutare negli occhi nei sorrisi della gente captando le emozioni che probabilmente io, in quel momento, ero in grado di creare.
Ero ufficialmente partito con la mia voglia di sfidarmi, di provare emozioni , di trasformare la sofferenza in una grande soddisfazione.
C’era una linea azzurra da percorrere, tanto da osservare, da respirare e da vivere, giorno dopo giorno chilometro dopo chilometro .
Andrea Pelo di Giorgio , il Surfing Shop da sempre nel mio cuore di sportivo che da oltre 20 anni mi da la possibilità di realizzarmi nei panni di dirigente sportivo ; Dakar Ravenna che mi accompagna con la filosofia di libertà , esplorativa ed amante delle sfide del marchio Land Rover ; Enervit …. la mia benzina senza la quale il mio corpiccino avrebbe tempi molto più lunghi nel recupero e nella disponibilità di energie.
Le tracce nella sabbia mettono in risalto il marchio Tecnica che ha protetto e salvaguardato i miei piedi con estensione a caviglie/gambe ; sopra invece , oltre all’abbigliamento Surfing Shop Sport Promotion il compito di proteggermi e farmi faticare con la sensazione del pigiama addosso è stato svolto magistralmente da Biotex di Faenza per quel che riguarda l’intimo termico, e Skinfit per l’esterno tecnico ed elegante con una tonalità giallo sole che spaccava.
Protezione pisello e chiappe offerta da Turbo che mi sorprende creando un costume nominale e logato con la campagna Amref “Stand Up for African mothers” .
Poi gli altri, da Metalsider , al Centro Medico Cervia con la dott.ssa Giulia e il recupera scassati Daniele che hanno sempre a cuore la mia condizione fisica, Majani produttore di cioccolata buona , Alma Petroli , la Stuzzicheria di Cervia, Cementi Pantelleria, fino a Clai Carni e Salumi e a Inbici, mensile per cui scrivo qualche riga mensilmente, che si è adoperato per la ricerca di aziende e di contatti sul percorso.
Un grazie anche a chi ha dato voce a Adriatic Coast Run Extreme attraverso l’etere, Radio Rai 1 – Zona Cesarini, Veronica my radio , Ironman Radio , Cross Radio – MokoLab con gli amici Moko- Filippo che mi chiamavano strada facendo e infine il mio compagno DadGad con il suo babbo Beppe Beppetti che hanno contribuito nel messaggio per la raccolta fondi .
Naturalmente un grazie a Terry amico e uomo di grande pazienza che è stato capace di seguirmi e proteggermi le spalle andando a passo d’uomo per ore ore ore e ore ancora.
C’era anche il Comune di Cervia, mia città natale con il logo ben stampato sulla divisa ufficiale ,sulle locandine , nel camper e nelle comunicazioni che giravano via web.
Mi piaceva essere virtualmente ma ufficialmente accompagnato dalla mia città , una situazione alla quale ambivo da anni ma mai andata in porto .
Presentando il mio progetto all’assessorato al turismo avevo avuto parere favorevole ed avevamo discusso anche su quali azioni potevano essere messe in piedi andando a toccare tanti paesini turistici come il nostro uniti dal mare adriatico .
Tante belle parole tra le quali un si di assenso con l’invio dei file con il logo di Cervia poi ….. poi…. poi ci sarà un prossimo post nel quale risalterà una certa delusione.
Comunque, Cervia o non Cervia , io ero partito e i miei piedi pestavano con cadenza la sabbia della nostra amata spiaggia .
Da lì in avanti ci saranno tante emozioni, tanti momenti in cui sarò solo con i miei pensieri , variazioni di clima, difficoltà derivate dalla stanchezza, molti sorrisi e risate derivati da piccole cose e da fatti che avvenivano scoprendo quell’ avventura.
Il telefono era come magicamente silenzioso, tutto quello che era la vita comune di tutti i giorni era magicamente fuori, mai una telefonata di lavoro , di qualcuno che mi chiedeva info su un annuncio di una vettura piuttosto che di un altra o di qualcuno che aveva un problema alla sua auto .
Era come se la gente sapesse che gradivo staccarmi dal mondo per un paio di settimane ed il mio desiderio era stato esaudito.
Paola (in uscita) , Oliver, X Folin, Cristian e qualcun altro del mio “enturage” (in entrata) erano le poche persone con cui scambiavo telefonate, per il resto collegato con tutti tramite rete .
Tanti , veramente tanti sportivi e non ( con grande piacere), non credevo di poter essere seguito passo dopo passo da così tanta gente , di poter captare sulla mia pelle tutta questa attenzione.
Mi faceva un gran piacere spronandomi ad avere una linea quasi continua con la pagina Facebook nella quale inserivo in tempo reale foto e commenti fino ad arrivare a sera quando, prima di andare a riposare dedicavo un oretta a raccontare quello che era successo nella giornata narrando emozioni e fatti goliardici.
Commenti, complimenti , parole di incoraggiamento fino a frasi che mi descrivevano come un esempio per la gente o altre definizioni molto grandi per essere inserite dentro di me che stavo facendo solo quello che mi piaceva con estrema naturalezza e semplicità.
“Non vado più a letto se prima non leggo il tuo resoconto” o “la prima cosa che faccio quando mi alzo è andare a leggere cosa ti è successo nella giornata di ieri” ……..
la sensazione di riuscire a trasmettere, ad emozionare è qualcosa di veramente grande che ha la capacità di spronarti , di donarti forza e motivazione preziose nei momenti più difficili.
Tanto sotto a quei passi , dentro a quelle giornate, tante opportunità di confrontarsi con se stessi , con altre persone, di gustare la parte buona della gente , di emozionarsi per l’accoglienza sempre estremamente gentile ma a volte addirittura impensata e imbarazzante.
Cortesia , sorrisi , allegria , ma anche momenti tirati , inevitabili discrepanze di pensiero, di modi di agire, Un camper , simbiosi e complicità (senza doppi sensi please) per due settimane non possono passare senza qualche piccolo incaglio specialmente in condizioni di estrema stanchezza ( e vale per entrambi….anzi mentalmente forse più per Terry).
Utili in fondo, permettono di ampliare la conoscenza, di farti pensare anche all’altra parte senza fossilizzarti solo su te stesso mantenendo però sempre ben chiaro l’obiettivo.
Terry e il sesso 🙂
Niente di allarmante (lo dico per Martina) solo mie battute ed eventi di viaggio mi facevano sorridere al pensiero della mia finta preoccupazione iniziale quando comunicavo agli amici della mia intenzione di lasciare la cassa all’amico solo dopo esser transitati dal Riccione onde evitare di essere abbandonato o di dover continuare senza soldi per spese Extra in zona Trans.
Ridendo e scherzando su questa cosa abbiamo passato indenni tentazioni del tipo :
Nr. 4 zoccole di cui una notevole e 3 cessi praticanti il loro onesto lavoro a 50 metri dal camper.
Messaggi subliminali nei muri citanti : Lara bocca di miele , Chiara bocca di miele e non so chi altro bocca di miele tutti con numero di cellulare
Passaggio in statale a pochi chilometri da Lesina cosparsi di qualche elemento proveniente dall’est (che a dire il vero ti facevano allungare il passo più che rallentare)
Un parcheggio (poi cambiato) sul lungomare di Monopoli in zona adibita all ‘hard con prova inequivocabile a 15 metri dal finestrino con copula in peugeot 207 iniziata dopo al nostro arrivo.
In ultimo la passeggiata di Terry , credo nel penultimo giorno per visitare un sito archeologico sito a 10 minuti dalla strada.
Per chi non lo conosce segnalo che Terry ha una grandissima passione su tutto quello che è storia e ne sa a pacchi di usi, costumi, materiali usati di qualsiasi civiltà con predilezione medioevale . La nostra passeggiata è stata costellata di siti archeologici ai quali non è mai riuscito a far visita per seguirmi da vicino.
In quella giornata, in quel pomeriggio riscaldato da un bel sole e mentre camminavo svelto senza mostrare problemi , terry mi chiama via radio dandomi la sua posizione :
– sono un km avanti a te, parcheggio sulla strada e vado a visitare un sito archeologico segnalato da una freccia . Non preoccuparti se non mi vedi per un po’ .
Contento di ciò dopo oltre ad una decina di minuti passo davanti al camper.
Terry a piedi si era avventurato per un sentiero bianco che lo avrebbe portato al sito se non fosse stato che un auto dentro alla quale una coppia si apprestava a fare le proprie cosine non avesse dimostrato il proprio disappunto.
Dietro front avanti marsch e mentre via radio ridevamo già dell’accaduto .
Alcuni fatti
Come non nominare Alcione e il suo bar in quel di Pescara, bar condiviso con suo fratello (così lo chiamava lui) che non era altro che un suo ritratto a dimensioni naturali che lo ritraeva seduto al tavolo . Una somiglianza decisa , con qualche chilo in più ….non molti, con l’attore Youl Brinner e qualche poster che lo raffigurava come i ricercati del west (wanted) con tanto di cappello di Cow Boy. Colazione offerta, i complimenti per l’impresa e per la causa che portavamo avanti prima di un sincero saluto seguendo la nostra strada .
Eravamo già stati accolti dal Sindaco/delegazione comunale a San Benedetto del Tronto e da da quella di Monte Silvano rappresentata dal vice sindaco con le quali ci siamo simpaticamente intrattenuti sorseggiando qualcosa al bar del paese lasciando ad entrambi per la cortesia il rinomato sale di Cervia e ricevendo da entrambi un pensiero per noi ed Amref.
Monte Silvano è uno di quei paesi che sembrano irragiungibili; noi dobbiamo arrivarci per le 19,00 , è i il 4° giorno , il giorno dei sindaci visto che veniamo da San Benedetto del Tronto.
Ero sulla statale adriatica e le luci della notte erano già calate.
Stanco , molto stanco per via del ritmo che quel giorno era stato allegro sin dalla mattina proprio per rispettare gli appuntamenti ed anche nervoso per colpa dei cartelli di segnalazione km mancanti.
Monte Silvano 3 km , poi dopo non so quanta strada Monte Silvano 4km ……non c’era modo migliore di colpire le gambe e la mente. Un fendente silenzioso ma molto più doloroso di una bastonata sulle gambe.
Percorro un tratto di strada che non sembra neanche più una strada statale ma una route molto meno importante, mi sento più volte con la ragazza , non ricordo il ruolo (assessore) nel Municipio di Monte Silvano (non ricordo neanche il nome 🙁 ) , che ha organizzato tramite l’amica Claudia Gnudi il ricevimento ufficiale.
Mi dice i nomi dei paesi in ordine quando entro proprio in quello prima del loro .
Mi scappa da sorridere pensando di essere ormai giunto a destinazione ma ancora non potevo sapere che quello che stavo attraversando era il piccolo paese più lungo del mondo. Iniziava dopo ad una rotonda ed era praticamente ospitato ai lati della strada statale , non so la lunghezza , 700 /600/ 900 …. so solo che alla fine , o quella che io credevo tale vi era una rotonda e dopo di essa un altro cartello col nome del paese + Monte, Lido, Spiaggia, Collina, Pianura e non so cos’altro.
Ogni rotonda era come una spada che mi si infilava dentro al costato e ad ogni colpo dovevo aumentare le dosi di forza mentale affinchè il mio fisico non si fermasse.
Sicuramente uno dei momenti più difficili di maggior stanchezza culminato fra l’altro con una tendinite sul tibiale dx che dal giorno dopo mi avrebbe costretto ad abbandonare la parola corsa.
Il tendine tibiale infiammato , gonfio, doloroso ….tutto per colpa di quell’infortunio all’alluce che aveva portato il mio fisico a correre in posizione di difesa sbilanciandosi sul lato dx causando , a ragione , quel problema già provato l’anno prima in occasione del Decaironman ( ma sul lato sx)
Il bello o meglio il brutto era che quel dolore si sentiva anche camminando in quanto legato al movimento del piede ed oltre tutto metteva in difficoltà anche l’autodifesa del fisico che si trovava a doversi sbilanciare sulla sx dove però c’era l’alluce che duoleva …. se ci voleva un po’ di merda al quinto giorno , quella c’era e nei giorni a seguire ne sarebbe arrivata ancora di più con l’arrivare dei dislivelli che mi avrebbero fatto compagnia fino al tavoliere delle puglie.
Situazione dolorosa dunque, il quinto giorno aveva sancito definitivamente l’impossibilità della corsa ed aveva caricato la mente con un grosso lavoro , quello di posizionare il pensiero in altri punti affinchè il dolore venisse metabolizzato, non fatto sparire perchè era impossibile ma lasciato in disparte , per intenderci un po’ come si fa con i bambini quando ti rovinano con insistenti richieste ….. fingere di non ascoltarli finche , non soddisfatti si allontanano.
Quello era il comportamento ma non poteva continuare a lungo senza nessun intervento. Lo stinco faceva quasi paura quando arrivavamo a sera e il ghiaccio più di tanto non poteva fare .
Quella sera (quella del 5° giorno) ci fermiamo in una pizzeria di un paese disperso nel mondo ( una piccola localita di mare che viveva solo in estate), non mi cambio neanche, metto su una giacca perchè l’intenzione è quella di ripartire dopo cena per percorrere qualche altro km ….giusto per digerire.
Sediamo vicino al camino cosa che comunque non mi eviterà di chiedere a Terry di fare un salto nella casa mobile a prendere vestiti asciutti per cambiarmi e smettere di tremare.
Ne approfitto per chiamare Giulia Franzoso del Centro Medico Cervia che mi consiglia una sorta di agopuntura con piccole infiltrazioni di cortisone dicendomi che in quella situazione probabilmente è l’unica strada percorribile .
Il titolare della pizzeria è, credo , poliomelitico , ha un braccio più piccolo che non ha movimento , lo sistema con l’altro braccio . Terry , che nel frattempo si era fatto amico con i suoi modi gentili la mamma di lui (mangiava dietro di noi ) ma non il babbo che probabilmente ingelosito non gradiva la sua innocente gentilezza, chiese alla signora se era a conoscenza di centri medici/cliniche per il mio problema …..quando si dice la fortuna….. il figlio faceva proprio quelle cure in una clinica a 25 km di distanza nell’entroterra.
Fine della giornata visto che la mattina dopo la direzione era verso la clinica della speranza .
I dottori
Si dorme un oretta in più anche se dorme per me era una parola grande.
Avvolti dalla fiducia arriviamo al paesino dell’entroterra dal nome dimenticato (probabilmente nelle foto c’è) , piazza centrale , colazione al bar dello sport (quello c’era) chiediamo info sulla clinica e ritorniamo sui nostri passi per poche centinaia di metri trovando a sx la clinica ….chiusa.
E’ sabato , ce lo dice il dottore al telefono (fortuna vuole che il numero del portatile sulla porta dell’ambulatorio). Spiego cosa dovevo fare e i perchè era importante farlo in giornata …adriatic …., amref , la sfida.
Probabilmente le parole hanno colpito nel segno ed alle 10.30 , dopo un altra visita al bar dello sport ci incontriamo col suddetto proprio alla clinica.
Ci presentiamo, ringraziamo, dialoghiamo e mentre faccio tutto questo continuo a guardare quel viso che mi pare somigliante a qualcuno di famoso ……mi viene in mente solo Benny Hill ma non è lui visto che è completamente diverso .
Chiaccheriamo sulle soluzioni possibili in relazione ai tempi e conveniamo entrambi che il cortisone è l’unica strada che mi può sfiammare velocemente.
E’ proprio mentre si dirige a prendere le fialette che un lampo mi suggerisce che lui è uguale a Mr.Bean. Rido da solo mentre pubblico su Facebook le foto intento a siringarmi aggiungendo che sono nelle mani , appunto, di Mr. Bean ed arricchendolo poi con un “aiuto!!!”
Due minuti, l’operazione “iniector” è finita , si siede alla scrivania e mi chiede se l’evento si può seguire da qualche parte .
– Certo …. su Facebook Adriatic coast run extreme . dico fiero.
Un millesimo di secondo e mi viene in mente che l’ho appena pubblicato.
Terrore !!!
Fortuna vuole che la linea era molto lenta il che mi da la possibilità di dirottarlo sul blog che non aveva gli aggiornamenti n tempo reale salvandomi da una figura forse simpatica o forse no ( in realtà non c’era niente di male visto che assomigliava all’attore che conosciamo come mr Bean) .
Doniamo al Dottore il sale di Cervia per il piacere che ci ha fatto e lui ci sorprende con un gesto inatteso.
– ero venuto qua pensando di intascarmi 50,00 € ma visto cosa state facendo , metteteli nella cassetta di Amref .
Buoncuore, grazie Mr…..Bean sei un grande.
Una volta giunti in costa corro per 1 km e mezzo sull’enfasi della potenza del cortisone ma mi accorgo presto che molto probabilmente la fortuna che mi potevo aspettare era che la cura sfiammasse la tendinite almeno quanto la infiammavo io giornalmente permettendomi di arrivare (grazie anche all’aiuto di spray freddo e ghiaccio) a fine sera …non oltre.
Il dottore/sindaco intervenne qualche giorno dopo in conseguenza di un dolore che aumentava e di uno stinco che a sera sembrava quasi crepare la pelle stretta per tutta la giornata in una fascia per contenere il movimento della Caviglia.
Eravamo arrivati a lui grazie alla disponibilità dell’amico Fabrizio Cutela che mi aveva messo in contatto con un runner locale (eravamo a Torre Milito) che conosceva personalmente il dottore/sindaco.
– Ci vediamo domattina alle 9,00
– All’ospedale ?
– No . no venga direttamente in comune.
Così sarà la mattina dopo quando ci presentiamo al Comune di Ischitella accampando con tutti “l’appuntamento col sindaco” .
Effettivamente non dicevamo una bugia anche se tutti ci guardavano strano , forse anche a causa del mio abbigliamento podistico .
Ci attendeva in un bell’ufficio dove, dopo aver parlato spiegato mi invita a mostrargli il malfatto.
Seduto nella poltrona di pelle scopro la gamba … la tocca , muove l’articolazione facendo facce brutte e chiedendomi cosa volessi fare.
Di colpo da un altra porta entra un omone baffuto che guarda sorpreso , io mi fermo un attimo …
– non si preoccupi, dice il dottor/sindaco è il mio assessore
in effetti non ero preoccupato, solo sorpreso e divertito dalla scena .
Continuo e ci accordiamo per una cura al cortisone a pastiglie delle durata di 4 giorni .
Sale di Cervia stretta di mano e foto prima di scendere, con una ricetta scritta su carta bianca (dati del Dott. compresi) in farmacia. La seguente sosta al bar permetteva di riempire lo stomaco iniziando immediatamente la cura.
– il camper …… ma è quella casa sulle ruote ? chiese la signora al bar prima della nostra partenza con direzione Peschici.
I dottori erano finiti, entrambi erano stati di una disponibilità disarmante come lo erano stati coloro che si erano mossi per far si che questo potesse avvenire.
Fabrizio , l’amico runner , Francesco di Playrun che mi aveva trovato e offerto qualche giorno prima un fisioterapista per alleviarmi il dolore ……che bella sensazione essere “coccolati”…..grazie
La strada verso Peschici sarà una delle più dolorose e allo stesso tempo una di quelle che mi regalerà uno scorcio visivo dei più belli di tutta questa vacanza.
Un forte vento di tramontana spazzava la giornata , forte a tal punto che lo maledivo ogni volta che lo avevo alla spalle poichè con la sua potenza mi costringeva a fare dei dolorosi passi di corsa che subivo impotente.
Una strada classica di montagna fino ad un passaggio esterno che permetteva di vedere km di costa all’infinito
Il frastuono costante di un mare mosso all’inverosimile , un blu infinito cosparso da un susseguirsi di onde sospinte dalla tramontana che “rompendosi” creavano quella coltre di “nebbia” regalando a quel panorama un senso di mistero mentre l’impetuosità del mare pareva voler ricordare l’immensa forza della natura.
Telefono scarico , nessuna foto di quel passaggio a parte quella che vedrò chiudendo gli occhi ogni volta che vorrò .
Un grande regalo la distesa della costa e il pensiero che qualche giorno fa …..ero là fin fondo….. che sensazione , che spettacolo.
Al distribuore prima dell’entrata in Peschici c’era la sosta pranzo con un Terry innervosito da un passaggio turistico all’interno del paese a bordo del camper delle meraviglie.
Viottoli stretti , curve e contro curve……manovre su manovre e tutto senza senza servosterzo 🙂 . In quel momento Terry era un po’ come “la forza di venti braccia” la pubblicità dell’impastatore Simac che passava sulle emittenti quando ancora ero in giovernù acerba .
La vita del camper era …stretta …. sopratutto perchè , come già detto, lo avevo riempito di tutto e di più accatastando roba in tutti gli spazi liberi tramutandolo automaticamente in uno di quei giochini nei quali devi mettere in ordine i numeri con solo una casella vuota.
Mi siedo qui , e sposto questa roba lì, vado a far la doccia e accatasto i vestiti là, ci sediamo a colazione e spostiamo questi sacchi di là ….. un gioco non difficile in fondo ma che portava sovente a perdere qualcosa ed a proferire la frase “eppure lo avevo messo qui !!!”
Per buona parte del viaggio la notte è stata condivisa nei piani alti del camper dove, in un soppalco vi era un letto matrimoniale nel quale io occupavo la posizione chiusa verso al muso del parallelepipedo lasciando quella di uscita a Terry che al mattino si alzava qualche decina di minuti prima per preparare la colazione .
Tuta sacco a pelo e qualche coperta sopra di quelle con polvere intrinseca (giusto per non farci mancare niente) che liberandosi nell’aria ti costringeva a soventi risvegli per dare acqua alla bocca impastata.
Dormire rilassati era un eufemismo ma non perchè avevo Terry a fianco , lui dopo 5 minuti era secco e non si muoveva fino a mattina , ma perchè ogni posizione portava con se un dolorino derivato dal carico di lavoro e dal dolore tendineo che ogni volta che mi giravo si metteva in moto e per un 10/15 minuti pulsanti.
Dopo la notte di Torre Mileto passata sotto ad una pensilina per nubifragio assaporato nelle ultime due ore di corsa e perdurante ed un risveglio alle 03,00 a.m con il braccio umido decisi di dormire nel divanetto di sotto.
Le operazioni serali erano praticamente fotocopiate, fatto salvo qualche caso in cui facevo una corsetta dopo cena. Si arrivava al paese prescelto per la sosta, indi una volta salito nel camper cercavamo un posto idoneo per passare la notte.
Vicino al mare era sicuramente il migliore e permetteva di essere cullati nottetempo dalla melodia delle onde, spesso molto decisa e del vento che soffiava. Nelle giornate piovose , particolarmente piovose, la pensilina della pompa di benzina era la scelta più ambita.
L’angolo doccia non era proprio dei più graditi e rilassanti in quanto veniva fatto in un ambiente leggermente freddo ( reso ancora più freddo dalla stanchezza) in situazione di rigidità fisica estrema dovuta sia alla stanchezza e sia alla temperatura (certo non mi permettevo di stare sotto al getto dell’acqua per decine di minuti per evitare di consumarne troppa) e , come un camper vuole, in spazi ristretti che non sono il massimo quando invece avresti l’esigenza di allungarti di rilassarti tranquillamente.
Facevo anche quella di corsa per poter entrare tremante nel caldo della mia tuta surfing shop con sopra pelle una tenuta termica.
Indossata quella a piedi cercavamo una pizzeria dove in piena cndizione cazzona ci regalavamo un oretta e oltre di relax, chiacchere e pubblic relation.
Seguiva un rientro e la preparazione per la notte non prima di aver scritto e aggiornato le pagine dedicate all’evento sulla rete .
In realtà la preparazione nanna consisteva nel fare lavaggio denti visto che di svestirmi per mettermi una tenuta notte non mi passava neanche per la testa..
Vista la temperatura mite esterna (10° /12°) il riscaldamento ausiliarlo della casa mobile non veniva acceso .
Al mattino, dopo aver fatto colazione, ci accomodavamo al primo bar per un caffè espresso e per sfruttare un bagno con dimensioni normali nel quale oltre alla fisiologia fisica mi lavavo anche denti e muso.
Era l’inizio di un altra giornata, che con una sofferenza , minore o maggiore, mi avrebbe comunque portato a fare un passo verso al traguardo che mi ero preposto.
La sensazione interna era quella che il tendine non si sarebbe rotto col mio proseguire e che non avrei creato danni pericolosi. il mio ottimismo mi diceva che il fisico non mi avrebbe girato le spalle e questo non mi faceva pensare all’abbandono anche se avevo messo tra le variabili la possibilità che sarei stato costretto a farlo. Eventualità triste ma che avrei affrontato con la massima tranquillità.
Fatica, dolore, mente quel piccolo puntino che rappresentava la vittoria personale diventava sempre più grande trasformandosi in una valanga che al passaggio travolgeva tutto.
Tutto come l’essere attesi ed accolti da Alessio Piccioni e socio di TriRun a Giulianova, come la visita a sorpresa di Claudio e Belinda che mi hanno accompagnato fino oltre a Lesina alleviandomi fatiche e dolori con la loro presenza, come la cioccolata offerta dalla famiglia amica di Luca Novali dopo Monopoli, cioccolata fra l’altro non disponibile perchè finita da lui nel corso della settimana ….buono il caffè …. dai colori visti , le immagini semplici e vere della nostra penisola, la percezione degli odori , dei rumori, il vento sulla pelle, il tempo che passa lentamente regalandoti la sensazione di essere vivo e spiegandoti addosso la lunghezza di un minuto.
C’è un grazie sincero a tutti prima di riportare alcune righe che amo in particolar modo perchè in grado, a mio modo , di esprimere in maniera concisa ciò che è stato per me Adriatic coast Run Extreme.
Scritte a caldo per il mensile Inbici sono capaci di riportare a galla le emozioni vissute, sentendo i brividi correre sulla pelle, gli occhi inumidirsi e riempendo la mia mente del silenzioso rumore del mare in burrasca.
E’ “Il Silenzio” , …..sono io
mi parla, che in pochi attimi mi
racconta , riportandomi dentro l’appena vissuto che mi accompagna al tanto desiderato traguardo .
dentro un emozione talmente forte che non può far altro che manifestarsi sotto forma di un pianto.
camper, parlo al telefono con Paola. Non le fermo, è bello sentirle scendere , uscire dagli occhi gonfi , vivere il sorriso dipinto sul volto e qualcosa di
immensamente grande dentro.
difficile ma in fondo è quella che ha poi
regalato un sapore ancora più forte a questa vittoria personale.
fattibili grazie ad un obiettivo ben preciso , arrivare in un tempo utile
affinchè Terry Spinelli, assistente
ufficiale, potesse giungere insieme a me a
Santa Maria di Leuca a degna
conclusione di un avventura vissuta insieme nella quale ha svolto un ruolo
molto importante dimostrando una grande
passione.
“finisco da solo con lo zaino …non preoccuparti” (Terry l’ 8 doveva inderogabilmente rientrare
a Cesena) ero dispiaciuto dell’eventuale
“abbandono” e se c’era una possibilità di chiudere
insieme quella andava provata.
lungo tutti i passi di quella giornata per renderli più svelti, per sentire
meno il dolore fisico ed avvicinarmi
sempre più all’obiettivo.
poi verso un emozione senza precedenti , diversa ,
unica .
è di per se stata unica , diversa da tutte le mie precedenti esperienze
ultra . Lei era mia, completamente mia ,
ideata da me per soddisfare la mia sete di avventura e permettermi di esplorarmi in nuove condizioni.
sarebbe comportata la mia mente in assenza dello stimolo agonistico, principale artefice di scelte che mi hanno
portato a sopportare fatiche fisiche
molto forti e fare scelte vicine ai miei limiti se non oltre.
duro per il fisico ma con un fascino estremo per alcune similitudini con l’amata terra desertica , la sabbia su cui appoggeranno i miei piedi e
l’assenza di confini che si vive lasciando correre gli occhi lungo l’orizzonte
marino oltre alla melodia creata dalle onde che si infrangono sulla battigia.
Il mare in inverno così libero e naturale.
cresciuta giorno dopo giorno col
crescere costante ell’evento .
di notorietà nel campo hanno permesso in breve tempo di portare Adriatic Coast
Run Extreme agli occhi di molte persone.
facendomi respirare un aria ricca di sentimento.
Cervia, davanti agli occhi di un folto numero di amici conoscenti , sorrisi ,
abbracci , incitamenti .
gli amici (che mi accompagnano per il primo tratto) ti parlano ,ridendo, e scherzando, ti accorgi
di esserci dentro , di essere arrivato a quel punto da te desiderato ma che, fino a quel momento,
pur sapendolo vero manteneva sempre un
alone di quasi immaginario.
mentale che si ripete ogni volta ed ogni volta mi fa sentire forte il
momento .
monotoni, ogni giorno si corre, si ride,
si organizza, si condivide.
sempre abbiamo sotto agli occhi ma spesso e volentieri per il ritmo frenetico
della vita ci dimentichiamo di osservare.
della luce solare, basta una nube , un attimo d’ombra per farti vedere uno scorcio completamente
diverso ,dallo stesso precedente, più
triste, allegro, forte, poetico .
onde come impazzite che si rincorrono create da
una tramontana feroce. L’ appannamento visivo creato dagli schizzi rende
i km di riviera che si distendono sotto ai
tuoi occhi come ricoperti da un soffice strato di nebbia, il rumore insistente
e forte della burrasca ti accompagna soffocando quello dei tuoi passi e del tuo
respiro.
particolari, nelle abitudini/modi di vivere delle persone che cambiano
pian piano , man mano che lasci alle tue spalle i chilometri.
la vita del momento e del luogo in cuiti trovi.
il fiato che sottolinea valori che sempre più spesso sono una rarità.
che attraversano elegantemente la strada, il vento imperioso , la pioggia che
ti bagna, che crudelmente ti avvolge con il freddo se non sei svelto ad indossare gli indumenti in
goretex.
smetterà mai di affascinarti ; quante cose passano sotto ai miei occhi di
attento osservatore mentre le gambe
continuano nel loro lavoro incessante.
sopra l’altro mentre il diluvio allaga il manto stradale, un bruco verde
pisello che con la sua caratteristica andatura a fisarmonica rischia di esser schiacciato fino al raglio potente di un asino nascosto
chissà dove che mi saluta al passaggio .
assale il mio tendine tibiale dx e i tensori dell’attaccatura al piede.
ricevimento dei sindaci di San Benedetto del Tronto e, appunto , di Monte
Silvano.
doloroso e che mi permette di correre solo una parte della giornata sucessiva ,
poi è black out .
anche .
avvenire si ma smettere in quel
frangente no. Sono tranquillo l’aspetto
coscienza è a posto in fondo la mia sfida l’ho vinta partendo e accettando
questa sfida.
successivi viste le asperità montane del percorso . La zona di Ortona, il Gargano
con le salite e soprattutto le discese mi faranno vedere le stelle .
cura potente in modo da sfiammare il tendine almeno quanto lo infiammavo io
giornalmente e poi lei , la mente.
valuto e cerco di entrare nella sua profondità cercando
di carpire la sua immensa potenza .
Basta un obiettivo,
l’enfasi, la volontà a far si che faccia finta di dimenticare tutto ciò
che hai fatto fino a quel momento …. chiedi potenza, forza ed eccola, chiedi
resistenza al dolore ed eccola.
giornalmente mi abituo a quel dolore
logorante presente ad ogni passo, rinuncio alla corsa ma non rinuncio alla mia
sfida anzi trovo che sarà ancor più
inebriante. Le mie sensazioni mi raccontano che non creerò danni al mio fisico
e quello basta a darmi l’input per continuare.
corto, sopporto le salite e soffro le
discese ma avanzo , non variando gli standard. Ad ogni pausa ghiaccio, spray ghiacciato per addormentare
il dolore e un discreto riposo serale in modo da non far implodere quello
stinco che non è più così bello da
guardare.
Molise, la Puglia ci da il benvenuto , è lunghissima si , ma è l’ultima e la
mente ne trae forza ulteriore .
chilometraggi giornalieri diminuiscono, i giorni di fatica crescono e le
giornate si allungano trasformando le ore serali , dalle 17,00 allo stop,
in un tunnel che a volte sembra senza
fine aiutato anche dalle indicazioni stradali che con i calcoli dei
chilometraggi assestano dei colpi alla mente di quelli che fanno barcollare le
gambe.
Andrea, pazienza, passo dopo passo.
riposare , deve recuperare almeno un po’ .
un’altra oretta di passeggiata per digerire.
ogni giorno qualche novità , costringendoci a volte a dormire sotto a pensiline
di pompe di benzina per evitare infiltrazioni di pioggia ma è bello così, è
l’avventura che ti dona un sorriso che ti da lo spunto per una battuta.
il Gargano con le sue asperità e finalmente la pianura del tavoliere dal quale posso girare la testa seguendo con gli occhi tutta la costa
stupendomi nel constatare che ieri ero
là, dopo a quella punta.
di quant’è lunga la strada e di quanta se ne può fare in un giorno di movimento
.
lontana agli occhi rispetto a quella che in realtà hanno percepito i tuoi
piedi .
più , c’è l’odore nell’aria, l’amabile odore
del successo . Immagino già la scena a tal punto che passo sopra ai dolori con
più facilità .
arrivare tardi rispetto ai piani, di continuare da solo sabato e domenica viene giustamente e doverosamente cancellata
dalla voglia di arrivare insieme .
fare ciò e così sarà.
mattina è diversa , decisa , la mente impone un ritmo più veloce al fisico, non
ascolta il dolore , spezza la giornata in piccoli traguardi in modo da non
sovraccaricarla da non stancarla con le 24 ore , l’ obiettivo è uno e si deve
raggiungere a costo di arrivare ai limiti . Da fuori non cambia niente , sorrisi
, battute , rispetto le solite pause ma dentro sento una macchina da guerra.
sapore diverso , la notte per la grande sfida mi attende , non la temo , non
prendo in considerazione l’ipotesi di non farcela.
uscire dal camper , dopo una pizza da asporto annuncio tramite la rete “ è nella notte più importante che ci sono i
fuochi d’artificio . inizia lo spettacolo “
libertà , c’è un aria diversa che sbatte sul mio viso , la velocità in realtà
non varia di molto ma l’aria è un’altra
aria , un altro respirare.
non forzare , il difficile deve ancora arrivare e le forze mi serviranno …..tutte.
bella e più vissuta di tutta l’avventura ….. “ se dalle 7 di stamattina sei
arrivato ad adesso , arriva anche domattina” mi ripetevo nei momenti di
stanchezza .
dalle 3,30 alle 4,00 quando per
l’eccessiva stanchezza non riesco a
raggiungere Tricase che dista due lunghi ed interminabili km più avanti. Sono
distrutto in quel momento, la mente non
regge più il ritmo , lo accusa ed io mi trascino lentamente sulla strada .
per far respirare corpo e mente e alle 4,00 mentre la moka ci regala
l’ennesimo caffè della giornata trovo anche la forza di un contrasto con Terry.
di correre gli ultimi 28 km di quell’avventura cercando così di limitare i
tempi per riuscire nell’intento.
ripete , le gambe partono sospinte dalla mente mettendo sull’asfalto un ritmo
niente male.
di energia in più, saranno lunghi, duri.
tensione scema , il sorriso torna e l’aria che respiro ritorna dolce .
vento soffia forte ed ogni tanto piove
costringendomi ad indossare il giubotto in goretex.
quello che metto dentro al corpo e a 5 km dalla fine non so più neanche chi
sono. Mi trascino nella strada
completamente vuoto contando i 100 metri indicati dalla segnaletica stradale
subendoli come non mai . interminabili .
poco.
2km .
sguardo appena avanti ai piedi , fino a lui , lo svincolo , fino a quando i
miei occhi muovendosi a sx vedono chiaramente le case bianche e caratteristiche
della Puglia .
c’è il silenzio, il mio silenzio che mi rapisce
che mi racconta tutto , che mi lascia dentro la felicità e la
consapevolezza di aver, nel mio piccolo regalato emozioni e trasmesso
positività e forza a chi mi ha seguito giornalmente raccontandomi di una
grandezza che non riesco ad incollare a
me.
mondo fatto di emozioni , coloro che mi
proteggono dall’alto , chi mi vuole bene si unisce al mio respiro accompagnandomi con
una leggera ma stanca corsa al cartello di Santa Maria di Leuca .
intensa dentro al silenzio più bello del mondo .
lunga linea azzurra disegnata sulla cartina
Andrea Pelo di Giorgio
