Aquatic Runner 2020 ….il gomitolo è fatto

Aquatic Runner 2020 ....il gomitolo è fatto

Ci sono foto che raccontano di più di quello che in realtà mostrano, 

foto in cui dietro al mio viso segnato, alla mia espressione soddisfatta e provata dallo sforzo fisico c’è molto di più dei del risultato appena portato a casa. 

E’ una piccola storia (in fondo è nella botte piccola che ….. ) racchiusa dentro ad una molto più grande che ha colpito l’umanità ed è,  volente o nolente, la protagonista di quasi tutte le nostre giornate di questo 2020. 

E Pelò, come tutti gli altri ci si è trovato dentro,  senza via di scampo, vedendosi chiuse tutte le vie che facevano parte della sua quotidianità cosa che per uno che necessita di #assenzadiconfini è tutto un dire. 

Mi ritengo per fortunato avendo di mio qualità come l’eterna pazienza, l’adattamento a tutte le situazioni e il bisogno di trovare l’angolo che mi faccia sorridere sempre, anche nei momenti più tristi e difficili della vita.

Poi c’è la testa…. la mente e la voglia di sfidarmi in qualunque situazione, di accrescere la mia autoefficacia dimostrandomi che SONO CAPACE in qualsiasi situazione e probabilmente , cosa che ho scoperto negli ultimi tempi e sto ancora studiando, il mio essere Antifragile, ovvero riuscire a  nutrirmi con lo stress di determinate situazioni per trovare una via che, pur variando la strada da percorrere, mi accompagni sempre al mio obiettivo ….. se non addirittura oltre. 

Il 2020 mi ha metaforicamente riportato all’infanzia quando il piccolo non ancora Pelò, “vittima” (termine assolutamente ironico”) di una mamma appassionata di maglia era si trovava fornito di ammassi lanosi ingrovigliati da trasformare in gomitoli, usati poi per le sue creazioni. 

E’ una metafora che ricalca esattamente ciò che è successo e si abbina perfettamente all’ambito sportivo, ambito di cui noi “agitati” siamo stati privati e/o fortemente limitati.  

E’ intervenuta la testa, la fantasia , la creatività, il gioco,  qualità che mi hanno permesso di mantenere l’equilibrio, il sorriso e la certezza del Domani Arriva Sempre;  ho rincorniciato tutti gli obiettivi, connotandoli nell’esigenza di dover innanzitutto far muover il fisico con  giochi, sessioni sportive che tecnicamente non avevano nulla a che fare con la parola Allenamento nel suo significato più tecnico, anzi creavano solo un pastone di sensazioni ed un disastro muscolare molto importante cacciando via di fatto anche l’ultimo avamposto della parola Forma Atletica ma, dall’altra parte,  avevano l’importantissimo ruolo di aiutarmi nel far scivolare via le giornate, farmi sorridere, sentire e tenermi in sfida con qualsiasi cosa di misurabile inventata e praticata in quel gomitolo atletico improntato nella casa dei criceti. 

La riapertura, la fine del lockdown, ha avuto la parvenza di un “Alba Nuotevole” ,

è il nuovo sole che sorge,  proprio davanti a me (chi ha partecipato almeno ad un evento Alba Nuotevole è conscio della potenza emozionale che trasmette), 

il riappropriarsi della propria libertà (sebbene sia ancora molto condizionata), 

è mangiare un cucchiaio di nutella dopo mesi in cui essa non è stata presente in casa. 

Riappropriarmi della mia forma fisica, mettere ordine, riprendere ad immergermi nell’acqua e dirigermi in qualsiasi strada avessi voluto calcare con le mie Hoka One One

Tanta roba,  come si dice adesso e già un piccolo gomitolo sta prendendo forma nelle mani del piccolo Andrea, 

Il resto è mente, creatività, attività personali nate per dare stimolo a chi si è seduto troppo facendosi invadere dalla situazione e per giocare alle “alte prestazioni” . 

Per quanto possa sembrare giocosa, informale, personale e/o non considerata da altri qualsiasi capace di creare una classifica riesce a farmi spingere al massimo e spremere le energie fino all’ultima goccia. 

Nascono così (un genio quel Pelò :-D) i Personal SwimRun che non creano assembramento ma solidarietà sportiva, voglia di ripresa, socialità stretta anche se distante (cosa molto preziosa), ed alimenta la carogna agonistica. 

Poi ci pensa Matteo annunciando che AquaticRunner 2020 si farà . 

L’obiettivo è servito. 

E’ proprio qui che inizia la storia ( alla faccia del preambolo), dall’alba colorata e maestosa di Grado impreziosita dalla voce del grande trascinatore Gilberto Zorat e dalla possibilità di apporre il settimo sigillo a questo splendido viaggio che ha ufficialmente portato lo SwimRun in Italia multidisciplina sportiva che, grazie a Matteo Benedetti, mi ha subito rapito. 

Da sette anni è un obiettivo importante di tutte le mie stagioni; 

da sette anni mi impegno al massimo per onorare l’evento e per cercare di ottenere LA PRESTAZIONE. 

Fatta eccezione per la splendida sorpresa dello SwimRun del Lago Bilancino, il percorso di avvicinamento  è stato privo di gare e di possibilità di confronto diretto con gli swimrunner, quindi per quanto in forma potessi più o meno essere un certo alone di mistero avvolgeva l’intero evento che da notizie insistenti era già avvolto da un rigido protocollo COVID19 che richiedeva la massima attenzione.  

L’ultima settimana e gli ultimi allenamenti mi hanno consegnato a Grado con la netta sensazione di  stanchezza muscolare ma …. va bene così ,  l’essere umano, come gli animali, è dotato di un essenza pigra ed in prossimità di una fatica impegnativa il corpo, in accordo col cervello, prova sempre a darci dei messaggi negativi e stanchezza, dolori misteriosi appaiono. 

E’ come dire : 

– chissà che questa volta non cambi idea ? 

Così non è, a Grado siamo, io e Lisa che quest’anno purtroppo non corre per un infortunio al ginocchio,  insieme ad amici SwimRunner, di vecchia data, Giovanni, Eto e le consorti Stefania, coi quali condividiamo i movimenti, le conviviali cene/pranzi e la spiaggia di Lignano Sabbiadoro nell’allungato post gara. 

Abituati in tempi di abbracci e grande sarabanda l’ambiente si presenta triste e grigio ma intanto CI SIAMO e questa è già una grande cosa. 

Facciamo la coda diligentemente ad un metro di distanza dagli altri, ci scambiamo sorrisi, parole e saluti sbattendo una contro l’altra le nocche delle mani, mancano solo gli assembramenti i baci e gli abbracci del resto c’è tutto arricchito da un presenza di zanzare in formazione da combattimento che in qualche modo doveva aver saputo che la nostra presenza sarebbe stata più statica e lenta (e via al grande banchetto !!!).

Il regime AquaticRunner è veramente stretto e strutturato in modo da garantire la sicurezza di ognuno di noi …. una palla, ma è giusto così , in una manifestazione che raduna 180 atleti sulla linea (linee), di partenza le procedure devono essere sicuramente più marcate e strette. 

La coda si ripete prima dell’alba (banchetto bis per le zanzare) , per l’entrata nella zona di partenza che quest’anno è formata da un corridoio con 180 postazioni sistemate una dietro all’altra a distanza di sicurezza. 

Io cambio le mie abitudini approfittando dell’estrema vicinanza dell’hotel in cui alloggiamo, di cui non facciamo la valutazione …. meglio. 

Entrare in zona chiusa, prendere possesso dello spazio a me riservato, dover rimanere lì a cambiarmi, e a preparare le mie cose con l’obbligo di alzata di mano per essere accompagnato fuori dal referente Covid19 per necessità di bagno o a bere un caffè o altro  sinceramente mi stringe troppo.  Scelgo quindi di prepararmi  per la gara appena sceso dal letto con tanto di “spalmazione”  di crema antisfregamento e dotazione di gara completa. 

Lascio a Lisa la sacca post gara, le certificazioni Covid Free che mi servono per entrare in zona chiusa e mi dedico a scorrazzare intorno ai giardini per 

– dare al corpo un minimo di riscaldamento

– avere la parvenza di un atleta serio 

– capire quali sono le sensazioni fisiche mattiniere. 

Scopro che si suda velocemente (la temperatura è già calda) che le zanzare gradiscono da matti  e che l’attesa per entrare nel recinto di partenza mi trasformerà in una succulenta colazione da cui tutte potranno attingere.

Entro in zona tra gli ultimi gingillando tra le mani un braccialetto di cuoio con un paio di borchie che mi fanno pensare a bondage e sadomaso più che allo sport :-D.  Ho già salutato Lisa che ritroverò all’entrata in acqua prima e all’arrivo a Lignano Sabbiadoro poi. 

Il posto numero 11 (i gemelli piccoli diceva sempre Mike Buongiorno) è il mio,  inserito tra l’amica Yvette e l’amico avversario Renato Dell’Oro. 

Capitolo Renato: 

Con Renato c’eravamo già sentiti tramite Facebook, c’eravamo già informati sulla rispettiva presenza alla gara e c’eravamo già sfidati. 

Renato è uno di quegli atleti con cui puoi lanciarti e gustarti profondamente una sfida in modo molto sano. E’ un atleta forte improntato sul miglioramento continuo in grado di stimolarti in maniera accentuata sulla prestazione e sia quando vince che quando perde è sempre pronto a stringerti la mano, complimentarsi, confrontarsi col sorriso e con la soddisfazione presente in ogni atleta che mette la propria prestazione come obiettivo primario della gara.  

E’ uno di quelli che mi va a genio proprio per questa purezza di intenzioni e le poche pippe che ha e/o manifesta prima di scendere in gara. 

Numero 11 e numero 12 , entrambi col sorriso ed entrambi già dentro alla rispettiva condizione di gara (fine capitolo Renato).

Io vi ero entrato pochi minuti prima dedicandomi qualche minuto solo per me facendo ordine e ripassando con l’immaginazione tutto quanto doveva/poteva succedere in relazione al mio obiettivo.  

Una check list completa mentre il filmato dell’imminente prestazione si srotola come un film all’interno della mia mente. C’è  tutto, ogni cosa è magnificamente al suo posto ed io mi sento veramente bene, carico, emozionato e fortemente motivato.

Manca solo il …….., solo il mio ……… per ac……….   ….non posso dire tutto 🙂 

Il mio Obiettivo è sempre il solito:

il massimo di me stesso che si indirizza ad un equilibrata fusione tra corpo e mente dove ogni parte esprime il proprio massimo evitando di danneggiare il lavoro dell’altra che gli si riverserebbe inevitabilmente addosso. 

Stabilito questo pensavo anche a vincere la categoria, arrivare nei primi 10 e anche davanti a Renato …ma quello lo sa e credo fosse la stessa cosa per lui (in modo molto sano ci tengo a sottolinearlo)  insieme naturalmente ai suoi altri obiettivi.  

Il ruggito dei Leoni che sveglia Grado (la tradizione del trascinatore Gilberto Zorat-Bad Dog) dice che il momento è giunto, l’alba sale sul mare ed al ritmo impostato dalla guida in bici Matteo Benedetti (6 min. al km)  il diligente “piedibus” composto da 160 atleti ordinati, rispettosi della posizione e mascherati si mette in moto affrontando i primi 2,5 km verso la spiaggia antistante alla prima entrata in acqua. 

Li è posizionato il km Zero segnalato da un grande arco gonfiabile, dal tappeto Endu ed un bidone verde nel quale possiamo, finalmente, gettare le mascherine. 

I freni sono mollati, il ritmo cambia all’istante divenendo (per me) quasi folle in quei 300 metri che ci staccano dall’acqua. 

Ho il tempo di salutare Lisa che sta filmando lo spettacolo e sono già in corsa dentro l’acqua che si presenta con una temperatura ideale e appena appena appena appena ondulata. 

C’è un po’ di corrente che tira verso di là , me ne accorgo dopo poche bracciate visto che tendo a ritrovarmi quasi a DX rispetto alla prima boa, imposto il mio ritmo cercando di rimanere lungo e non strafare, la sensazione fisica è buona ed anche quella di gara, come anno scorso non vedo persone passarmi davanti e questo mi da già una gran gioia (noi scarsi a nuoto amiamo molto pullboy e palette proprio perché sono in grado di nascondere quella scarsezza sopperendola con la forza). 

Ci aspettano più o meno 1400 metri , guardo avanti e trovo il treno giusto,  penso siano le prime due donne che nuotano nei paraggi , decido e riesco, a mettermi in scia della prima e non ci penso più, velocità superiore o pari alla mia  e un ottimo risparmio energetico. 

Alla prima isola ci sono oltre 2 km run che in realtà sono oltre 3 km in cui ho modo di constatare che il male muscolare sentito in settimana è cosa vera ma c’è un aspetto che mi da manforte e fiducia, il ritmo è più veloce di quello dello scorso anno ed il fiato non è impiccato nonostante la spiaggia sia più pesante. 

– cosa è la sofferenza muscolare per qualche km quando tutto fila liscio e le magiche sensazioni del ritmo e dell’agonismo ti avvolgono ?

– Assolutamente niente.

E’ una parte del gomitolo quella che sto componendo, qualcosa  mi dice nell’istante che sto lavorando bene, e so benissimo di poterlo fare,  …gran cosa l’autoefficacia.

Posso non curarmi di lui (il male) e continuare a muovermi verso. 

Lo aspettavo.

Lo aspettavo, era già da qualche centinaia di metri che pensavo al suo sopraggiungere.  

In realtà attendevo anche l’arrivo di Marino, da anni mio contendente nella categoria, ma in questo 2020 non è nell’anno giusto,  cosa che invece è per Renato che puntuale come un orologio svizzero mi sorpassa apostrofandomi con la frase: 

– mi fai morire anche quest’anno !!!

Sorrido pensando alla stessa cosa ma sopratutto alla bellezza di quel regalo che ci stavamo facendo una volta ancora; 

Renato va un pelo più forte nella corsa, Pelo va un pelo più forte a nuoto ma tutti e due sono in grado di accedere in quel limbo dove risiedono le energie nascoste e questo significa che tutto potrebbe succedere. 

E’ il bello delle sfide tirate al limite, è come in Moto Gp quando si arriva ad una curva, la staccata ritardata ti può portare alla “vittoria” ma basta un Cm per andare lunghi e giocarsi la posizione. 

Così è nella nostra sfida, entrambi ci permettiamo dei fuori giri ed  entrambi potremmo, in breve tempo, sbagliare e giocarci tutto. 

Per me e il mio inside Pelò, nel preciso momento del sorpasso si accende il mirino  ed inizia quel “gioco” fatto di tattica in cui l’accentuazione della fusione mente e corpo scriverà una delle gare più belle che abbia mai condotto.

Essere in quel presente non permettendo ad altri pensieri di entrare dentro distogliendo la mia attenzione è stato, ed è sempre, basilare.

Non perdere mai di vista Renato e non permettergli di staccarsi più di tanto è stata la mia regola base, fargli sentire la mia presenza chiedendo al mio fisico degli extra per avvicinarmi o affiancarmi a lui era il valore aggiunto, la comunicazione diretta che io c’ero e stavo bene. 

Li è iniziato il balletto che ci ha visto affiancarci, controllarci, allontanarci e non comunicare mantenendo un silenzio fatto di grande rispetto e sinonimo di massima concentrazione. 

Le frazioni miste, l’attraversamento di zone nuoto in cui l’acqua non sorpassava mai la tibia sono quelle che mi mettono in maggiore difficoltà. 

Non ho le gambe lunghe per potermi permettere la corsa uscendo con i pedi dall’acqua e la corsa balzellata e/o la corsa camminata contro la forza dell’acqua risulta assai dispendiosa, indurisce i muscoli ed alza il cuore. 

Me la gioco alternando nuotate con le braccia molto piegate, che non sono molto più lente della corsa, che mi permettono di rilassare le gambe ed abbassare il cuore in modo da essere pronto, ad ogni entrata in spiaggia, di esplodere tutta la potenza ed agilità che ho a disposizione per la corsa. 

Attorno è uno spettacolo, descrivere il percorso di Aquaticrunner è veramente difficile, ogni volta che la corri, pur passando sempre nelle stesse tratte, è diversa.  Le maree alte o basse modificano sostanzialmente tanti particolari che influiscono direttamente sulla prestazione mantenendo inalterata, però, una cosa sola, la magnificenza di quel tratto di madre natura che noi abbiamo il privilegio di attraversare  ad impatto zero. 

Sono sempre più in grado di SENTIRE,  

Sento l’ambiente che mi circonda adattandomi ad esso  e sento il mio corpo, capendo gli impulsi che mi invia.

Percepisco il MIO ritmo , il Mio dispendio energetico capendo se è quello giusto rispetto alla gara che sto agendo e sopratutto, grazie ad un attivazione a mille, sono in grado di comprendere e sapere fino a che grado posso spingermi oltre e dove posso farlo. 

Sapere quando è l’ora di attingere alle famose energie nascoste ed avere la certezza di sapere dove sono riposte è una sensazione veramente inebriante che innesca un aumento di prestazioni difficile da spiegarsi.

L’unico punto in cui perdo di vista Renato e in cui mi spavento è in occasione dell’attraversamento degli scogli (penso si chiami la Marinetta) che portano al quadrato marino con la più alta densità di meduse di tutto l’adriatico. 

Arrivando da un tratto misto, Renato mi precede , è più fluido e sicuro nell’attraversamento, io invece sono un attimo impacciato sia nell’appoggio dei piedi (complice anche l’essere senza occhiali) che nella ripartenza a nuoto dopo il salto in acqua. 

Non lo vedo più e non lo vedo nemmeno quando mi alzo e riparto a piedi dopo una frazione natatoria (600 metri) nuotata bene. 

Mi viene in mente che ha nuotato forte ed è scappato ………. (mettere un paio di imprecazioni a scelta) , si fa più dura penso, ma c’è …. là in fondo quella frazione di nuoto che fra l’altro è sempre più lunga di ciò che viene detto.  

Strano per un podista da sempre farsi forza sul nuoto ma negli ultimi due anni è la realtà ….. si vede che effettivamente sono migliorato. 

Testa sulle spalle Andrea, passo il più veloce possibile e via nella spiaggia mentre gli amici Aquaticrunner Official mi ricordano che sono un mito (frase che mi fa sempre sorridere e mi porta a pensare all’Alfa Romeo) . 

Renato mi passa un altra volta. 

E’ una cosa bella in fondo, azzera molti dubbi, non mi mette in sicurezza ma mi da alcune importanti conferme.

Riparte il gioco che si protrae con la stessa metodologia per le frazioni successive, mentre entrano a far parte della nostra gara Chiodo (forte e giovane Triathleta) ed un  giovane ragazzo (straniero) che rientra dalle terga.   

La storia resta invariata fino al pre Lignano, precisamente fino alla frazione run che ci porta all’attraversamento del canale d’uscita del traffico Navale di Lignano Sabbiadoro. 

E’ una frazione di un paio di km , poco più o poco meno,  la corsa comincia ad essere pesante nonostante il ritmo sia ancora interessante. 

Non so se sia vero o se la mia mente mi porti ad una percezione allusiva ma mi sembra di notare un affaticamento nella corsa di Renato. 

E’ arrivato il punto, è il momento giusto di chiedere un extra al mio fisico ed aumento il ritmo fino a pormi davanti a lui.  

E’ uno di quei momenti che amo di più nelle competizioni, uno di quegli attimi che fanno la differenza e spesso e volentieri determinano la svolta nella competizione. 

L’entrata all’attraversamento è praticamente simultanea per me lui, che non mi ha lasciato fuggire e gli altri due atleti (un pelo avvantaggiati), è un punto importante che gestisco al meglio regalandomi l’attenzione di guardare il campo gara prima di immergermi. 

C’è un po’ di confusione, alla nostra destra si vedono le boe dell’ultima frazione di nuoto, mentre alla nostra sinistra ci sono tutte le transenne ed una capanna gonfiabile blu che scoprirò essere l’arrivo.

– Segui le bandiere arancioni!!! lo sento chiaramente. 

Parte il nuoto mi distendo impostando un ritmo potente sempre facendo attenzione alla lunghezza della bracciata ed effettuando un regolare controllo rotta ogni 4 bracciate per evitare di sbagliare rotta facendomi trascinare dalla corrente. 

Noto però delle differenze,  i due giovani che si erano avvantaggiati stanno prendendo la direzione delle boe mentre dietro di me, subito dietro alla mia trattoria non vedo Renato. 

Ho le bandiere arancioni davanti ma per non saper ne leggere ne scrivere chiedo all’uomo in canoa.

– le bandiere arancioni. Mi urla.

Proseguo sicuro ed esco insieme ai giovani e forti atleti che con l’errore hanno perso il vantaggio ma non vedo Renato. 

Ci aspettano 300 metri di corsa e la frazione lunga  di nuoto (1500 m)  e in quel momento respiro sicurezza, sento di avere un obiettivo ben saldo nelle mani, poi qualcuno mi dice che sono 9° assoluto …… vuoi non sorridere ? 

L’entrata in acqua avviene velocemente mentre la voce di Giampietro Cappellazzi riempie l’aria, giro la boa e, a favore di corrente volo, ancora non appagato,  per rimontare l’atleta straniero davanti a me che raggiungo e stacco più o meno a metà del bordo natatorio . 

Conto le vibrazioni del mio Garmin (vibra ogni 100 metri) e ben presto mi accorgo che quel 1500 sarà leggermente più lungo (1.880 dirà il mio device) ma va bene, anzi benissimo perchè nel contro corrente (giusto per farvi pensare all’entità della corrente vi dico 1’30” in più ogni 100 metri) mi accorgo che sto raggiungendo Chiodo in quel momento 7° assoluto. 

Ci provo, lo passo con decisione ma non lo stacco abbastanza per difendere la posizione nei 300 metri finali composti da sabbia ed una corsa nell’acqua ad altezza stinchi. 

Chiodo mi ripassa facilmente, la mia gamba è stanca, i crampi sono lì a fior di pelle ed io riesco solo a sorridere preparandomi alla scarica di adrenalina mista emozione, misto commozione che parte nell’entrata al tappeto finale . 

E’ il frastuono di Gilberto che mi annuncia con la gioia di chi sa esattamente come sono,

è qualcosa che mi attraversa velocemente ribaltando tutto ciò che sono

è un fulmine che passa dentro a tutto ciò che è stato in questo particolare, difficile ma importante (per ciò che mi ha insegnato) 2020

è il mio sorriso che esplode, 

è Pelo’ …. e ne vado fiero. 

Il gomitolo è fatto. 

Andrea Pelo di Giorgio 

Domani Arriva Sempre

Con Pelò ad AquaticRunner 2020

– Hoka One One – Scarpe Evo Rehi

– Inkospor Italia – Energy Gel – Mineral Light 

– Nu Complements – Pull Buoy – Float

– S-Cream Energy Time – GelSit  – Freezy – Duo Micos

Grazie a Renato Dell’Oro

Grazie a Matteo Benedetti e tutto AquaticRunner 

Grazie a Roberto Del Bianco per le splendide foto

Aquatic Runner 2020 : 8° Assoluto – 1° di Categoria 50-55