Da inBici di Luglio – Valtellina Extreme

Da inBici di Luglio - Valtellina Extreme
Valtellina Extreme :  La dove “volano” i camosci
È sufficiente  un
attimo per essere “fuori dal mondo” immerso in un magico silenzio  naturale.
Captare il “rumore” dell’aria ,la melodia  del canto di  uccellini  che  si
mescola al rumore  dei  torrenti che scendono  impetuosi dalle pareti rocciose lasciandosi
cadere nel vuoto.
Affronti la salita, 
lentamente  , stanco,  in certi frangenti  stravolto dalla fatica ma  sempre  con
un  espressione  capace di raccontare e di trasmettere la
grande passione che stai vivendo.
Il rumore cadenziato della tua pedalata , il tuo respiro
,  il battito accelerato del tuo cuore ti
urla la sua funzionalità facendoti vibrare il petto  regalandoti 
una prepotente sensazione di forza e libertà paragonabile a quella del
volo  di un uccello .
Non c’è fatica che non sia ripagata  da questo tipo di emozioni  e  i
ragazzi della U.S Bormiese lo sanno 
benissimo   dimostrandolo  da tre anni or sono con l’organizzando della
“Valtellina Extreme” .
A partire dal volantino di presentazione  capace di attrarre lo sportivo trasferendogli
l’emozione e la bellezza di una sfida   dai numeri   capaci
di intimorire.  Il fascino dell’impresa,
l’unicità di una sfida immersa in uno degli elementi naturali più affascinanti
del nostro paese  (non solo)  non passa sicuramente inosservato agli occhi
di tutti gli alteti attratti dalle lunghe distanze ma anche da chi ne è
affascinato ma non ha ancora fatto il passo per provare.
Andando a leggere nel regolamento infatti si può notare di
come l’evento ciclistico Randonne  sia
nata e strutturata  con l’intento  di poter essere una sfida per tutti
avvalendosi principalmente dei rinomatissimi passi che circondano Bormio.
Valtellina Extreme  è  la sfida impensabile con i suoi 467 km e 12550
mt di dislivello positivo  ancora più
dura se percorsa  No Stop  ed è la sfida, ugualmente impensabile,  per l’atleta abituato a fare  una normale medio  fondo con salite di lunghezza classica.
Piena libertà di scelta e nessun obbligo di comunicare  le intenzioni 
potendo decidere anche man mano .
Una  Randonne
innanzitutto , mente libera, lontana dalle competizioni , dal cronometro, dalla
classifica  finale, decisamente spostata
a vivere la bicicletta con un diverso impatto emozionale e respirandone un
essenza profonda e fatta di tanti aspetti che ci circondano .
Una cartina planimetrica / altimetrica ed un road book che
descrivono chiaramente  un  percorso genialmente costruito sfruttando la
posizione strategica di Bormio.
4 giri durissimi con dislivelli da brivido , tutti strutturati
in modo da avere come ultimo posto di controllo/ passaggio proprio  lo stadio 
del paese  posto in cui è
strutturata tutta la logistica della macchina organizzatrice della U. S.
Bormiese .
Passaggio timbro sulla carta di viaggio  e possibilità di decidere per
         
Riprendere il viaggio per il giro successivo
         
Regalarsi un lauto pranzo nella zona funzionante
48 ore su 48 con tutto e di più a disposizione degli atleti
         
Fare unca comoda doccia cambiarsi  ed eventualmente andare nelle brande e
prendendosi un periodo più o meno lungo di riposo
         
Variare in qualsiasi direzione si voglia la
decisione iniziale valutando  il grado di
forma o stanchezza del momento  ben
sapendo che  nelle sfide lunghe  tutto può accadere.
Estrema libertà di azione  assenza di confini .
4 brevetti diversificati a
seconda dei giri che verranno portati a termine:
Capriolo, Cervo, Stambecco , Camoscio
Tutti coccolati e trattati
splendidamente da tutti, e dico tutti, i ragazzi dell’organizzazione che
” peccano” di una disponibilità  quasi imbarazzante.
Il resto lo racconta lo scenario
che ognuno  (solo , in compagnia,  tutto di un fiato ,  dividendolo in due giornate)  deciderà di intraprendere mettendosi
sportivamente e caratterialmente in gioco 
attraversando scenari  si estremamente
belli  ma 
a volte così duri da poter sembrare 
anche crudeli .
E così per una filosofia di sfida
personale, attirato da quella locandina e da tutta una serie di considerazione
sportive inerenti alla stagione in corso 
il 14 giugno  ero a Bormio  nelle mie vesti di narratore (qualcuno dice
anche giornalista J
) sportivo  per sfidare  i 12.550 metri di dislivello positivo che si
srotolavano in 467 km  numeri  che impattavano  bruscamente nelle mie doti  non proprio di scalatore e soprattutto coi
miei 1450 km totali fatti in questa stagione ciclistica ( di cui altri 630
fatti in due randonne).
Dalla mia parte la resistenza
fisica/mentale e sicuramente la filosofia sportiva sana che porto avanti con
tanta passione .    Difficile resistere all’invito di quel
Pdf  trovato in rete ….. impossibile .
Sabato alle 04.30 a.m.  ero 
sul luogo a godermi una lauta prima colazione  e ad ultimare le operazioni di preparazione  mezzo 
tecnico, zainetto, vestiario ecc. ecc.
Come da programma  alle 5.00 a.m. il gruppo di ciclisti  abbandonava lo stadio riversandosi sulle
strade di Bormio  colorandole con le
classiche luci bianche e rosse lampeggianti 
donandole qualcosa di magico. Direzione Mortirolo, 20 km circa,  durante i quali  le chiaccere tra conoscenti e tra persone che
dopo pochi km sarebbero state conoscenti 
legate da una grande passione in comune 
si sprecavano .
Alle prime rampe  il compito di 
spiegarmi  in modo inequivocabile
quella che sarebbe stata la storia di li in avanti  e di quanto quel percorso che avrei
affrontato  nelle ore seguenti sarebbe
stato impegnativo .
Una prestazione  legata 
non alla velocità di pedalata  e
ad una caratteristica prettamente fisica ma 
soprattutto a doti di resistenza , ad una componente fortemente mentale,
 ad una notevole resistenza/gestione del
dolore  fisico e come dico sempre ad una
grande dotazione di pazienza  (“domani
arriva sempre”  cit. Andrea Pelo di
Giorgio).
Ad impreziosire la mia sfida ed a
renderla sotto ad un profilo tecnico molto più alto ci aveva pensato, anche in
questa occasione,  Fondriest Italia
offrendomi la possibilità di testare una nuova e fiammante Fondriest F2  montata Shimano  Durace 10 velocità  con compatta 50/34 e  un pignone posteriore  11/27 (11 praticamente inusato  26/27 
usurati  a fine dell’evento . J )
Agile e scattante proprio come un
Camoscio (brevetto che mi prefiggevo di raggiungere) , molto diretta nei suoi
comportamenti  mi ha stupito proprio per
la facilità di guida, di correzione traettorie che   ti trasferiscono al driver  una grande sensazione di padronanza e
sicurezza    qualità  molto importante, soprattutto, per  affrontare discese veloci e tecniche come
quelle che ci attendevano con l’aggiunta di
 grinta e 
bellezza estetica  sempre molto
gradite ai ciclisti.
Duri , duri ammazzati , per usare
un termine  che renda la fatica,  tutti i passi ( Mortirolo, Gavia, Umbrail,
Stelvio, Bernina, Forcola, Foscagno, Gavia, Mortirolo)  che abbiamo scalato uno dopo l’altro mentre la
stanchezza cresceva dentro  incollandosi
come uno strato di silicone sui nostri fisici affaticati.
Una fatica sempre maggiore che
andava ad appesantire  il tuo
movimento  fino a rendere particolarmente
impegnativi anche tratti di strada  di
trasferimento magari solo spazzati dal vento montano, in grado di portare
attacchi continui alla tua mente ma mai 
capace di affievolirla ed allontanarla da quello che era il tuo
obiettivo .
Il mio era quello di portarla a
termine con una sessione No Stop  in modo
da poter caricare  fisico/mente  della stanchezza e  sensazioni che prepotentemente ti  aggrediscono quando ti togli il sonno , non
fornendoti  la possibilità di ricaricare
le pile costringendolo alla macchina umana  ad 
attingere da piccole riserve energetiche nascoste ed ad un continuo e
potente lavoro mentale.
Ore ed ore consecutive di salita,
ore ed ore  consecutive di tornanti  numerati  che calavano con la lentezza di un bradipo
prima di arrivare al tanto desiderato nr. 1   e conseguente punto di controllo che dava la
possibilità di tirare il fiato, nutrirsi 
e rilassarsi qualche minuto prima di indossare le vesti da discesista
per preservarsi da un aria resa ancor più fredda dalla stanchezza dello sforzo
.
Minuti lenti  avvolti da tanta fatica ma  impreziositi e resi splendidi  da scenari mozzafiato , dalla maestosità  delle nostre alpi  dentro 
alle quali ci si sente incollata addosso 
la parola natura percependone   molto prepotentemente la potenza e
l’importanza  di un rispetto dovuto.
Una fatica intensa , sudore che
cola sul viso ed impregna  la tenuta , sensazione
di estremo caldo mentre lentamente sali al passo minimo concesso per non
appoggiare il piede per terra;   aria, freddo 
che si insinua dentro di te mentre  percorri  le discese; 
piedi  intirizziti dal
freddo;   dolorosi indolenzimenti che pungono
ad ogni imperfezione della strada , ogni volta che stacchi la mano dal manubrio
appoggiandoti  col peso sull’altra .  Schiena, collo , spalle , tricipiti  …tutto 
e tutto fa parte di questa fantastica 
sfida chiamata Valtellina Estreme 
dove era sufficiente lasciar correre gli occhi attorno a se respirandone
la fragranza per esserne pienamente ripagati e fieri per ciò che si stava
affrontando .
Alla fine , entrando nel viale
che porta allo stadio,  dopo aver
percorso gli ultimi 20 e difficilissimi km col poco che era rimasto  una grande esplosione emozionale  per sonale 
fatta di tutto ciò che sei nel tuo intimo  prima di lasciare via libera al sorriso che
ti accompagnerà  alla linea di
finisher   tra i complimenti  gli applausi dell’organizzazione e di chi già
aveva concluso la propria avventura.
Per doveri di cronaca Valtellina
Extreme  ha visto in partenza e
distribuito 86 brevetti  (26 Capriolo, 20
Cervo, 12 Stambecco, 28 camoscio) 
tutti  e sottolineo tutti vincenti
come da vero spirito Randonne.
Andrea Pelo di Giorgio
….Camoscio  

Ps: un grazie alla U.S Bormiese
per la disponibilità, gentilezza  e
ospitalità riservataci.