NoveColli UltraTriathlon – “nostra……mia”

NoveColli UltraTriathlon - "nostra......mia"
“Pensavo di chiamarti
stanotte.

Alle 4 mi sono svegliata e veniva giù l’universo,ho pensato a
recuperare Clooney che era rimasto fuori,ho pensato a te e a quanta acqua stavi
prendendo,ho pensato a tutte le preoccupazioni che avrebbe avuto la Giuly in
questa occasione,e ho pensato che essendo molto simile alla Giuly le ho
anch’io……..Poi ho pensato che tutto stava procedendo nel migliore dei modi,che tu stavi procedendo verso il tuo traguardo un passo
alla volta,che tutta la fatica e la stanchezza di questa impresa è niente in
confronto alla soddisfazione che ti stai portando dentro,che arriverai alla
fine distrutto ma col sorriso stampato nei tuoi occhi….. Allora ti ho
lasciato alla tua corsa,ho rifocillato la bestia,gli ho ridato una sembianza da
gatto e siamo tornati a letto…. con te sempre nel cuore…. “






È
anche questo , 
un messaggio che ti fa inumidire gli occhi
,  che ti racconta come tu sia riuscito a
trasferire, trasmettere  quella cosa
grande che provi nel seguire la tua passione.
sapere
di essere compreso , che chi ti circonda pur preoccupandosi  alla fine è felice  per la gioia che ti stai regalando.
Lo sa Arianna 
che ragiona la sua preoccupazione , lo sapeva Giuly che da splendida
mamma  preoccupata  per il proprio  figlio 
aveva impiegato un po’ più di tempo a percepire quanto fosse importante per
me questo  modo di essere  ma  che 
negli ultimi anni   mi donava dei
sorrisi  che parlavano da soli.
Lo
sa Paola,
lo sanno , ormai, tutti coloro che mi vogliono
bene che mi seguono in questo mio divagare fisico mentale.
Sapere
di riuscire , nel mio piccolo, a regalare (trasmettere) emozioni è di per se un
emozione unica ed un grande, grandissimo, 
regalo per me stesso . 

Sono
le 4,00 quando la sveglia canta la sua melodia 
, non sono in grado di affermare se stessi dormendo o se fossi  sveglio immerso   in quello stato in cui i pensieri dominano .
Il
limite massimo è fissato per le 4,15 minuti , al terzo rintocco della sveglia
telefonica  che mi  chiama suonando “Terra degli uomini” di
Jovanotti.
E’
l’ora Andrea.
Veloce
scendo dal letto , saluto nell’ordine Paola, Rodolfo e Matilda (i bimbi
inglesi)  
Un
passaggio a Deejay Chiama Italia  aveva
definitivamente sancito ed ufficializzato quella che fino ad allora (primi
giorni di luglio) era solo un  idea , un
intenzione  celata  , d’improvviso   divenuta una realtà conosciuta da chissà
quante persone .
Paola  era già pronta , io ancora trangugiavo fette
biscottate e marmellata, la mente vagava già in altri lidi  amplificando 
quella sensazione di surreale che mi attanaglia ogni qualvolta affronto
una sfida con me stesso.
 … è tutto pronto .
Un
saluto veloce ai bimbi, che ancora si chiedono il perché di una sveglia così
anticipata e sono già a Milano Marittima 
, bagno 340, Giovanni & co  ci
attendono .
E’
una sensazione diversa quella che ho dentro ,  un respiro diverso , fluido, non
affannato  ma che non riesce a sfruttare
a fondo l’aria che c’è a disposizione , 
il cuore  lento e dal battito
secco fa sentire la sua presenza quasi “rettilea”  da pre letargo . Gli occhi , i miei occhi, mi
osservano, captano le mie emozioni , le mie paure,  la mia convinzione, la mia sicurezza , le mie
espressioni .
Ciò
che mi circonda entra nei miei polmoni , il canto del mare mi avvolge con la
cadenza della sua voce
Immerso
in un buio magicamente macchiato di rosso  
Liscio  come il lenzuolo di un letto rifatto con
cura, immenso  e fiero , interrotto solo
da qualche scogliera prima di perdersi nell’infinito.
Pronto
ad ospitarmi  per qualche ora cullandomi
nella sua immensa  magia   
Scarico
l’auto  , preparo e mi preparo.
 Massimiliano comincia il
suo “lavoro”  di cacciatore di attimi . 
E’
 la prima volta che ho al seguito un
fotografo professionista , mi fa come sentire un po’ importante  ( mi piace raccontarmi questa favola
dell’importante
J ) .  
Nella
sua spontaneità  , nella passione che
mostra sia nella fotografia in se per se che nel seguire il mio evento , c’è la
bellezza di una persona ancora sconosciuta.
I
minuti passano sfruttando la modalità lento/veloce .
Li
sento già tutti dentro , indosso  colei
che da ormai  2 mesi mi accompagna in
tutti i miei allenamenti natatori , non mi fa neanche più caldo, è un comodo
pigiama , …la mia amica muta UX2 


Caffè
….   la riva mi aspetta .
E’
magico ,  ti emoziona solo ad essere
presente .
L’acqua  calda avvolge i miei piedi nudi  , vi danzo dentro  come fossi un fenicottero mentre sistemo la
muta vagando mentalmente dentro alla mia vita . 
E’ una prima scissione tra corpo e mente 
quella che capita in quel frangente .
E’
un pensiero  profondo e intenso ,  un passaggio veloce,  tracce 
di vita,  tante emozioni dentro ,
Di
lì a poco sarà  movimento …… pazienza
….mente .
Allontano
l’attimo , cerco il respiro profondo , ho già guardato quello specchio d’acqua
così favoloso  in ogni suo cm , ho già
ringraziato il Signore per avermi concesso un mare così liscio , così perfetto
e un emozione così grande da vivere.
Un
bacio a Paola , qualche stretta di mano ,   la
lancetta raggiunge le 6,00 .
Pochi
passi   un tuffo molto tranquillo e sono orizzontale  nel bel mezzo di quel quadro naturale .
Guido
prima, Claudia poi mi accompagnano nuotandomi a fianco,dietro,davanti…..nei
dintorni vagando per lo specchio d’acqua
L’infinità
e l’immensità di quell’ambiente , il mio corpo che ci scivola dentro,  la solitudine più completa . Mente e  occhi  liberi di correre fino a perdersi
nell’orizzonte in mezzo a quel rossore che presto sarà una veloce culla per il
nuovo sole .  Sentirsi parte  di un eco sistema che non è il tuo …è quella
la magia
Cerco  una bracciata lunga e distesa , sciolta e
meno dispersiva possibile , non ho fretta.  
Ho
un mare di sensazioni da gustare, tanti piccoli traguardi da raggiungere che messi
uno vicino all’altro formeranno quel primo numero che è terribilmente lontano
se pensato in quell’istante .
Mente
libera,  percorso libero , responsabile
del conteggio chilometrico il fido Garmin 910 .
Scelgo  un giro lungo nelle prime battute , libero di
spaziare fino alle foci del savio per poi allungarmi al porto di Cervia  con passaggio 
al 340 dopo 4 km e successivamente 12 km.

L’inizio
è qualcosa di spettacolare , veramente da togliere il fiato . 
In
questi due anni , grazie alla manifestazione “Alba N(u)otevole”  spesso mi è capitato di trovarmi in acqua
mentre il sole sorge ma raramente ,  mai
direi,  ho avuto la possibilità di
osservare un alba così maestosa con un  sole così grande .
Talmente
bella e potente che spesso optavo per la respirazione a dx ( a me poco
congeniale e naturale) pur di non perdermi un tale spettacolo .
Un
pedalone scivola al mio fianco , sento i click continui di Massimiliano  insinuarsi  nelle orecchie mescolandosi col rumore dell’acqua  ,  lo
vedo vicino ….. magistralmente guidato da Paola . 
Solo
per le fasi iniziali  quelle in cui la
natura arricchirà con il suo spettacolo i file 
che la  professionalità di Max
sarà in grado di fermare.
Il
tempo di far staccare il sole dal pelo dell’orizzonte  per vederlo cambiare rotta  lasciandomi immerso nei miei pensieri  oltre che nella vastità del mare .
Nuoto
libero.
La
prima fase  sarà  seguita da una 
seconda parte  ellitica tutta nei
pressi del punto base . Gli  anelli  irregolari disegnati  attorno alle scogliere diverranno dopo l’ora
di pranzo  anelli schiacciati all’interno
di esse per una protezione maggiore dalla forza della corrente marina.
Nessun
fastidio derivato dal  caldo e nessun
problema di stomaco ne di disidratazione. 
Soste al punto rifornimento molto più rade rispetto alla prova di
qualche mese fa in piscina, una forma migliore, un ambiente migliore.
L’acqua
limpida , l’assenza di meduse mi permetteva di nuotare sciolto gustandomi ogni
piccola sensazione derivata da quel movimento . il rumore della bracciate che
“picchiano” con grazia l’acqua, il fruscio nelle orecchie perennemente fuori
dalla cuffia , l’immagine della spiaggia vista dal mare e l’orizzonte
irraggiungibile .
 La stanchezza  avanza lentamente , la sento,  non è aggressiva, non mi afferra  spalle , 
collo ,  tricipiti , mi lascia
vivere facendosi sentire maggiormente quando riparto dopo  gli stop rifornimento .


E’ pian piano che mi accorgo, una volta ancora, che quella legge si avvera sempre ,   il tempo passa  mantenendo sempre il suo instancabile ritmo,   le mie sensazioni  gli attribuiranno un ritmo più o meno rapido.
E’ la certezza che ho ben salda dentro ogni volta che parto per qualcosa di lungo …… pazienza Andrea, pazienza , non pensare alla prima bracciata dei 25 km , falle , pian piano , tranquillamente e quando ti accorgerai  che stai finendo  ci sarà un “già” pronto a stupirti.
          Nuoto fino a 23 km 700m, viro in modo da essere alla base  a 24 km 700m, avverto  per le foto dell’arrivo poi   faccio gli ultimi 300 in perpendicolare 
Questa è la frase che mi conferma di essere a arrivato al “già”  e mi suggerisce che c’è ancora una certa lucidità  in me.
Viro , ritorno, passo alla base , lo sanno già
Prendo la perpendicolare con energia ritrovata uscendo dalla scogliera   ed affrontando la corrente  ….. mi sembrano non passare quei 150 metri   . L’occhio sul garmin mi fa notare che ha perso la ricezione ….. solita pausa per dargli la possibilità di riconteggiare  e noto  di essere andato oltre .  156 metri in più …. poco male.
E’ un po’ come il rettilineo finale in una gara di corsa  …. gli ultimi 100 metri  ;  qualunque sia la distanza che hai affrontato dai il massimo che hai in corpo . Energie  misteriose che magicamente arrivano.
Gli angoli della bocca si stendono preparando un sorriso che da solo  è in grado di trasmettere soddisfazione e felicità . Nuoto fino a dove riesco,  fermandomi quando il braccio, seppur piegato  striscia sul fondo  del mare .
Dall’acqua esce un viso sorridente  coadiuvato da due pollici rivolti verso l’alto .
Bacio Paola , ho la felicità dentro  anche se ancora manca tanto  una vittoria è già arrivata .
La abbraccio,  assorbo tutti i complimenti mostrando orgoglioso il tempo come dipinto  a caratteri grandi sul  Garmin .  9h 26’  … meno della stessa distanza in piscina (di regola più veloce)  ma soprattutto una condizione fisica fantastica .
Sfilo la mia 2XU  come fanno i professionisti ,  la  borraccia di R2 Enervit …il mio recupero  ufficiale …. È  nella mia mano ,  ora  ha il  sapore di arancia , è buono da bere , ancor di più dopo oltre nove ore di acqua salata.
Nessuna  fretta , c’è un sapore positivo in quel momento , un sorriso vivo .
La sensazione di stare bene è talmente potente che sovrasta la stanchezza fisica dello sforzo importante appena concluso.
Doccia fresca , un piatto di strozzapreti  bianchi forniti da Raffaele “morbido” (l’ottimo cuoco del  340) prima del tentativo di riposo  abbandonato su di un lettino (sempre curato, servito e riverito da Paola.)
Cerco di  rilassarmi, l’obiettivo piccolo sonno viene distrutto dai genitori di  bimbo X  (nell’ ombrellone a fianco) , lui  è il più bravo , scaltro , fenomeno , simpatico e sicuramente più avanti degli altri bimbi della sua età  …. Un po’ sbuffo  ma d’ altronde loro sono in ferie .
Un oretta steso  poi  cedo alla disperazione di non sentire più quelle voci penetranti ed incessanti .
Un altro strozzaprete (al ragù) scivola dentro allo stomaco anticipando una preparazione ciclistica curata nei minimi particolari.

IL CAMPER

E’ l’asso di briscola della NoveColli UltraTriathlon , reso disponibile dalla generosità di Luca (è sempre difficile prestare la propria casa), si è presentato sorprendendomi per le dimensioni e la modernità.
Oltre 6 metri di navetta spaziale,  motore 2.5 tdci con regimi di coppia bassa  per un migliore spunto  nelle ripartenze,   ruote gemellate posteriori (una forata al ritiro  che ci obbliga alla conoscenza del gommista ufficiale di Luca) , garage per l’alloggio della bici e quant’ altro che ci venisse in mente .
Una nave che, nonostante le raccomandazioni fattemi  “stai attendo che il passo è lungo e quell’ angolo non lo vedi”  stampo nel lampione verde davanti casa crepando paraurti e gemme dei fanali .
 Dotato di tutti i comfort di una casa moderna, prese per l’energia elettrica, tv con abbonamento a sky, frigorifero funzionante sempre, boiler per l’ acqua attivo,  generatore di  corrente autosufficiente, verrà abitato, oltre che dal sottoscritto per le funzioni mangia-dormi da tutto l’equipaggio di sostegno , l’altro grandissimo e basilare artefice del successo.
L’onore dell’esordio  guida va al grande amico Oliver  accompagnato da Max foto-man (autore di movimenti bruschi che hanno  messo in risalto la robustezza della navetta spaziale sconfitta solo, nel reparto zanzariere,  dal fondoschiena di Max autore di un balzo leggiadro dorsale per andare in branda )  e da Paola, sempre presente, che lo cazzia più volte per la sua guida a singhiozzo 
I trasferimenti per il raggiungimento della navetta spaziale erano invece assicurati dalla presenza della Kia Rio blu Elettrico  appoggiata nerl parcheggio ufficiale camper di Cesenatico con le chiavi nascoste all’ interno della ruota anteriore lato guida  ( ora posso dire vista l’insistenza di furti retroattivi)
Equipaggio  assistenza:

          Oliver e la sua guida a strappi (cit. Paola ),
          Claudio con la guida gentile e pacata,
          Piero  asso nelle manovre (quanto me) lascia generosamente parte di una fiancata al super mercato ,
          Simona  (moglie  di Piero)  non guida ma aiuta nella cucina, corre e fa qualsiasi  cosa serva,
          Fausto arriva e scappa inserendo un grande piacere  a Pelo  trai i suoi impegni di lavoro ,
          Tisso  dalla guida gentile, attivo e resistente al sonno .
          Max  fotografo ufficiale presente nella prima giornata e all’arrivo
          Paola (fantastica) , sempre presente , gestisce l’organizzazione Camper,  equipaggio e le comunicazioni  telefoniche e in rete oltre a preoccuparsi delle mie condizioni.

Quello che succederà  dentro alla navetta spaziale non potrà essere interamente raccontato ed è tutt’ora oggetto di studio all’università psichiatrica del Massachusset ovest angolo via di Roma 

Ore 19,00:

il caratteristico rumore silenzioso della bicicletta diventa il protagonista mentre i click della macchina fotografica, le incitazioni e gli applausi
sfumano dalle mie orecchie.

Il
fruscio dell’aria, lo sguardo libero (spesso impegnato a guardar la strada), la
Scott 
ritornano
tratti di solitudine mentale.
Più
di una volta mi guardo con estraneità quasi a non capire il perché
E’
come una realtà non vera ….
lo
so, lo sento sul fisico, sul corpo, nelle sensazioni ….l’aria , il sudore che
nasce eppure ci sono frangenti pronti a rassicurarmi che  in realtà non lo sto facendo, forse  lo sogno solamente, in fondo  perché farlo …? …  non avrebbe nessun senso.  
E’
una sensazione strana,  molto forte,  spesso mi tiene sul confine ma  in realtà non ha speranza alcuna.
So
il perché di quello che sto facendo, quello che mi regalerà e quello che già  è riuscita a donarmi.
Risolvo
un problema alla luce anteriore che cade (grazie alla solita disponibilità di
Clandio

Surfing Shop) e fuggo dalla riviera attraversando la  splendida oasi naturale di Cervia.

E’
importante arrivare alle salite alle difficoltà 
perché  mi permetteranno di
dividere in tante parti quella distanza così lunga ed impegnativa
E’
un grande gioco mentale  quello che metto
in atto, che mi aiuta a non perdere gli stimoli mentali e che sprona il mio
fisico a non subire l’asfalto ma ad aggredirlo 
L’inserimento
nel percorso NoveColli Running  è  al Ponte Nuovo di Cesena pochi km prima della
salita d’apertura  , l’inizio di una
lunghissima via che si snoda nella romagnolità solcando  splendidi e colorati scenari  delle colline, attraversando piccoli e
caratteristici paesi per far rientro al mare sul lungomare di Cesenatico.  
La
diversità di due giri identici  avvolti
ora nelle ombre della notte ora 
irradiati dal sole . Panorami che transitano dal mistero poetico alla
bellezza di un panorama limpido che permette agli occhi di correre veloci e
liberi .
Due
modi differenti di pedalare la strada , ovattato nella notte, seguendo un
fascio di luce che si apre partendo dal tuo manubrio illuminando i metri subito
davanti rilegandoti ad una andatura controllata specialmente in discesa  contro le briglie sciolte  che tanto gusto e libertà mi hanno dato
durante il giorno.
Come
al solito …pazienza ,   continuare a muoversi mentre il tempo fa il
suo semplice dovere ….. passa.
Domani
arriva sempre, la considerazione maestra, più che mai utile nella frazione
ciclistica che pur non essendo la più lunga, per uno strano gioco del destino,
è quella che soffro maggiormente.
E’
 un discorso mentale che porta la corsa
ad essere considerata come la volata finale per il raggiungimento dell’emozione
. Poco importa se sarà la più lunga e difficile fisicamente, lei è quella in
cui riesco meglio, in cui mi sono cavato e sto cavando ancora delle belle
soddisfazioni (agonisticamente parlando) ed è indiscutibilmente quella che
fattivamente mi porterà ad attraversare la linea di finisher .
La
bici , ahilei, rimanendo là nel mezzo  è
ancora distante e può garantire poco oltre al fatto che di emozioni agonistiche
non me ne regala (non gareggio) e spesso mi offre, gratuitamente, degli
indolenzimenti in zona vertebre cervicali e trapezio che me li raccomando .
Di
buono ha invece lo spirito da randonne che è riuscita a trasmettermi
partecipando a varie manifestazioni in campo italiano esaltando il fattore km
rispetto al fattore velocità.

La
strada scivola sotto alle mie ruote,  mi
accorgo di stare bene, di mantenere una reattività e freschezza muscolare
invidiabile, una dopo l’altra le salite si presentano ed io con un vigore anche
in crescendo,  le affronto tutte con
cipiglio ,  sempre sui pedali senza
scompormi .
Ogni
salita ha un ricordo preciso, qualcosa che la distingue , la ricorda sia nel
primo che nel secondo passaggio.
Pieve di Rivoschio mi rimane dentro.
E’
la seconda salita, la ritengo splendida per il suo esser capace di portarti
come fuori dal mondo, attraversando frazioni che ritieni tali solo per la
presenza del circolo arci e capace di solcare una natura dall’aspetto ancora
molto sano ospitante il più bell’ allevamento di bestiame della  zona .

Subito
dopo al circolino Arci , curva a destra e la sotto  li vedi 
in mezzo al terreno .  Maiali allo
stato brado che ancora fanno la vita da maiali spaparazzandosi nel fango e
girando tranquillamente per in uno spazio vastissimo . Con loro capre, mucche,
asini . i classici pagliai , vasche in cemento per il pranzo  e tutto quello che si trovava negli
allevamenti di tanti anni fa.
E’
un piacere vederlo, mi lascia sempre un gran sorriso sulla bocca riportandomi
alla mente i tempi in cui gli eccessi non esistevano e  quando anche 
gli animali “da nutrimento” vivevano ancora con dignità.
Il passaggio di automobili nella strada che
porta alla Pieve  può esser considerato
quasi un  evento.
In
entrambe le salite , notturna e diurna, la sensazione è sempre quella , ….non
finisce mai .
In
se per se non è una salita dura o per lo meno non lo è fino all’ ultima parte ma
è capace di consumarti mentalmente 
grazie anche alle segnalazioni stradali 
che giocano un po’ con le distanze lanciandoti pugnali nella schiena  che lasciano il segno pur sapendo
benissimo  come stanno le cose .  E’ in questi casi che vorrei attivare una
petizione affinchè   le distanze di un paese venissero prese tutte
da uno stesso punto .
Pieve  in bici è lunga , più sulle due ruote che a
piedi , ma è veramente molto bella e si fa perdonare con una bella discesa  impegnativa, che  ti allunga fino  alla successiva  a mio avviso molto impegnativa.
Ciola
che  con i suoi 5 km costanti ed un paio
di scherzetti finali nei quali ti illude di essere finita per poi
piazzarci  due strappetti niente male.
In
entrambi i giri , e a dire il vero sempre, mi da più fastidio questa salita
rispetto alla più blasonata e successiva …il Barbotto.
Forse
sarà proprio per il nome e per il blasone che si porta addosso che io la
attacco sempre con cipiglio e motivazione riuscendo a sconfiggerla più
agevolmente rispetto ad altre.
Il
tratto post Barbotto è uno di quelli più lunghi ed interminabili , niente di
che , dei su e giu  che alla fine dei conti
non ti fanno riposare quasi niente e che ongi volta che li passo mi portano
alla mente tutti i cloro che asseriscono “ dai che dopo il barbotto scende
tutta”
         
Sto cazzo !   mi scappa
da dire .
Rimane
impresso anche il monte Tiffi ….. 5° salita, corta ma ignorante come pochi  che mi

ha visto, nella seconda tornata,
protagonista assoluto delle “telecamere” telefoniche di Inbici  mentre il
commentatore d’eccezione Michael la ricordava come 6° ……ma la professionalità
dov’è finita? .

Lunga
e con manto stradale non proprio dei migliori 

Perticara  e lunga/ impegnativa la salita di Monte
Pugliano  che porta finalmente a
lasciarsi alle spalle San Leo compagno visivo di quasi tutta la seconda parte
della NoveColli  e causa , per i più
distratti anche ad un errore di percorso 
che mi fa allungare di qualche km . Agevole il passo siepi, ella e
veloce la discesa che riporta a Ponte Uso che lascia spazio all’impegnativo e
carognoso Gorolo con il suo finale al
17% duro al primo passaggio , al secondo ed anche a quello a piedi.
Da
Sogliano a Cesenatico seppur gaudente di una bella visuale il percorso diviene
abbastanza antipatico, a causa dei suoi mangia e bevi  ed per la perdita delle salite che impegnavano
sicuramente il fisico ma  che coprivano
egregiamente il ruolo di piccoli 
traguardi da raggiungere.
Il
primo cambio driver viene effettuato con successo , le comunicazioni  telefoniche, l’uso della vettura di supporto
driver rasentano la perfezione e in men che non si dica ritrovo Claudio
Mercuriali alla guida del camper mentre vengo sorpassato da Oliver e
Massimiliano di rientro verso le rispettive famiglie.
La
fine di un primo giro senza problemi , fatta eccezione per la foratura nella
discesa da Perticara in occasione della quale ancora una volta mi sono resoconto
che è utile controllare il tipo di camere d’aria di scorta confrontandole con il
profilo del cerchio  (solo una botta di
culo  è riuscita a far si che la pompa
riuscisse ad aggrapparsi ai pochi millimetri che fuoriuscivano  per portare la camera d’aria in pressione) è
stata festeggiata in un insipido bar  sul
viale parallelo del lungomare di Cesenatico che ci ha offerto a pagamento (è
solo un commento ironico) una discreta e rinvigorente colazione.
Claudio
 approfitta di questa prima pausa (per lui,
noi non so quante ne avevamo già fatto) per  presentare, in una conferenza stampa per pochi
intimi, la sua doppia veste di driver-nutrizionista. Non posso che apprendere
la news con estrema soddisfazione …. Un pensiero in meno.  


Al
momento il problema più grosso sembra quello di trovare un punto di incontro
con Luca   che sta sopraggiungendo da
tutte le colline cesenati contemporaneamente .
Dirigo
la fantastica Scott, con la quale ho più volte dialogato nella notte,
verso Cesena mantenendo la solita velocità di crocera.
L’incontro
con Luca avviene più o meno intorno a Macerone 
…. forse anche prima .
Capisco
subito che non sarei stato in grado di staccarlo, quindi mi tranquillizzo e
predispongo ad un discorso prettamente incentrato sul triathlon , allenamenti,
risultati, gare future, triathlon, allenamenti,risultati, gare future ,
allenamenti  triath…….
Si
tratta sicuramente di una buffa coincidenza  ma vengo attaccato da una crisi di sonno
paurosa  che mi mette , a tratti
veramente in difficoltà.
Il
camper approfittando della presenza di Luca si è portato avanti , anche per
concedere un minimo di riposo a  Paola ,
praticamente sveglia dal giorno prima, 
togliendomi, di conseguenza, la possibilità di un micro sonno (stavo
bene quando si è allontanato) .
Le
parole di Luca in quel frangente entravano nelle mie orecchie  come suoni strani che recepivo molto
raramente, la mente era in continua lotta per uscire dal ciclico tunnel del
sonno.
Bastano
circa 40 minuti per dimenticarsi di quel problema e riprendere come se niente
fosse  …40 eterni minuti  durante i quali le provi veramente tutte per
far uscire la mente   praticando anche
giochi mentali che , se li sapessero, anche i bambini ti schernirebbero.
Fortunatamente
mi viene  incontro la grande madre Cina  presentadosi  nei panni di un bar (subito dopo al pinte
nuovo di Cesena) dal nome prettamente americano “Sinatra”  … buffo connubio ….
Sosta
veloce.
Appoggiare
la bici al muro è stato un sollievo , la brioches cinese ( costava uguale alle
italiane però)  e soprattutto il fresco
del Red Bull mi hanno donato una sferzata di brio facendomi sparire ogni ombra
di sonno .
Si
riparte, le salite sono alle porte e finalmente il gioco del 9 poteva
riprendere.
Basta
poco, giusto una Polenta (seconda salita) per ritrovarsi ancora una volta nelle
splendia e SIM–PA-TICISSIMA SIM-PA.TICISSIMA   Pieve
di Rivoschio .
Questa
volta c’è il sole che mi permetterà di vedere di la bellezza del “mio”  allevamento allo stato brado  ma anche di vedere chiaramente la lunghezza
della bellissima Pieve di Rivoschio.
Soliti
cartelli, soliti  i giochi
chilometrici  delle segnalazioni
stradali  e ormai soliti anche i punti di
riferimento .
Al’’attacco
dei tornanti inizia la parte più dura che tendenzialmente frega la memoria
facendola ricordare piu corta .
Le
gocce di sudore colano abbandonando la fronte per esplorare il viso, alcune gettandosi,
con sprezzo del pericolo, dalla canappia nasale, alcune attraverso  la dolce strada attorno alle  sopracciglia.

Allo
svalico  della Pieve il camper, dentro al
quale si respira sempre un ottima aria pimpante, allegra e spronatrice, è
parcheggiato all’ombra e già si sta lavorando per il pranzo (prima di quel
momento mi era stata consegnata qualche barretta  dal nutrizionista)
che viene servito dopo pochi minuti.
30
minuti di sonno in mansarda mi staccano completamente da tutto effettuando una ricarica
rapida, Paola dorme con me, Claudio gironzola fuori mentre Luca percorre
qualche altro centichilometro.  
Ripartenza
in discesa, è giorno …si vede bene  e
finalmente mi posso godere quelle strade pendenti verso il basso come fossero
un premio per l’obiettivo salita raggiunto .
Vado
che volo  in tutte le discese della
giornata divertendomi a giocare con le frenate ritardate, a correggere la Scott  (fantastico come la tieni in
mano) quando sbagliavo l’impostazione fino 
a fare tratti anche abbastanza lunghi senza mani per infilarmi il
giubottino antivento Skinfit (che mi veste con qualità e comodità)

 che risultava alquanto nervoso  sotto agli occhi preoccupati di Paola che mi
dava dell’incosciente.

Saluto
Luca prima della salita del Barbotto che affronto con il solito cipiglio e
grinta.
Il
sole è stracaldo, la divisa è intrisa mentre le gocce di sudore continuano ad
inseguirsi (comode ) sul viso .
Sto
bene,   amo quella temperatura, la sensazione
del caldo sulla pelle , me la godo mentre sono sui pedali e respiro a bocca
aperta mantenendo la cadenza di pedalata .
In
vetta c’è il premio gelato che diviene gelati 
(sono stato bravo)  e caffè al Bar
ristorante del Barbotto.
Una
mano di colli  alla fine  ciclistica 
….. 2 su 3 , sono avanti .
Al
monte Tiffi , spronato dalla voce del cronista Micheal,  entro nel personaggio ciclistico dal quale
però ne esco immediatamente capendo che era una fatica inutile .
Continuo
 ad avere buone sensazioni  e continuo ad affrontare le salite con la
medesima  decisione e forza …. Anzi sono
migliorato .
Sempre
sui pedali , composto e con un ritmo decente , mai in affanno e mai  in difficoltà mentale e da bravo cavallino
vengo premiato con un po’ di carruba Enervit dal fido Claudio che  è riuscito a dare un impronta di precisione
molto importante al mio solito casino 
alimentare .



Ripassano
sotto le ruote  Perticara, Monte Pugliano
, Passo Siepi ed anche il temibile e Gorolo 
che lascia il posto al solito tratto merda (in senso buono).
Non
glielo faccio comunque notare (al percorso) 
in fondo  mi stava accompagnando
al termine di quei lunghi 430 km.
L’arrivo
al parcheggio camper è intorno alle 23 di notte (  sopraggiunta un’altra volta  vista la velocità delle non più elevate) un
orario sicuramente tardivo rispetto al giro che mentalmente mi ero raccontato
(capita spesso) . In  programma una partenza
in notturna dopo qualche ora di sonno 
sfruttando come driver Claudio …non appena fosse riuscito a chiudere il
Surfing Shop.
Un
impatto ragionevole con la realtà , suggerita anche da Claudio il driver del
momento  consigliava un riposo un po’ più
tranquillo che si , avrebbe fatto perdere tempo 
sul momento , ma avrebbe dato la possibilità di una frazione podistica
più incisiva  che avrebbe portato a
recuperare più tempo di  quello perso  nel sonno 
oltre a farmi gustare una frazione podistica meno ciondolante.  
Una
veloce doccia per togliermi tutta la patina di sudore  prima di un sonno piombo ….dalle 00,00 alle
6,00 del mattino.
Il
risveglio non è affatto traumatico, c’è la voglia di iniziare l’ultimo atto
dirigendomi verso quella linea immaginaria che rappresenterà un grande
traguardo personale.
Le
gambe stanno bene , non presentano dolori ne particolari indolenzimenti, certo
non sono freschissime e pronte a fare uno scatto poderoso ma ho sentito di
molto peggio nelle mie esperienze.
 Per questioni di calcare, cloro  o non so cos’altro mi lavo i denti all’aperto
sperimentando la nuova tecnica di reintegrazione energie consistente nel fare
gli schiacqui dal dentifricio con una borraccia di  G Sport Enervit
Carico  e reintegrato,come una molla  mi metto in movimento subito dopo l’arrivo di
Piero e Simona  ai quali dico, visto che
devono fare  un po’ di spesa ed altro,
che seguo il percorso Novecolli .
Certo
di un arrivo  nel giro breve parto senza
riserve di nessun genere gustandomi un ritmo decente e una fluidità di corsa
slowmotion gradevole  del tutto ignaro
che Piero non conoscesse il percorso e che per Novecolli intendesse la
classicissima del ciclismo e non la running .
Stessi
colli, stesse difficoltà , stesso arrivo 
ma un’unica differenza , il percorso iniziale.
Per
questioni legate al numero partecipanti 
già da vari anni la versione ciclistica devia  non passando più da cesena centro  cosa che invece continua a fare la running
mantenendo inalterata l’originalità del percorso.
5/6
km e incomincio ad aver sete …… il camper non arriva , un paio di fontane
eseguono il loro dovere egregiamente donandomi acqua fresca , spronandomi ad
andare avanti  senza il timore della
disidratazione .
Pian
piano però il non arrivo del camper comincia a mettermi dei dubbi e qualche
paura, inutile paura …ragionando, ma 
sotto fatica  tutto ha un impatto
diverso …   
Comincio
a sbocchinare (mi passate il termine? ) 
nel telefono, chiamo Paola che non risponde, non c’è la linea,  chiamo anche Giampiero ma non riesco a
prendere la linea e , come del resto dice la legge di Peter, il telefono è
quasi totalmente scarico.
Qualche
altro km , un’altra fontana  e il
cartello di Cesena,  squilla il cell.
Giampiero
sta seguendo  il percorso della NoveColli
bike e al momento che io arrivo allo stadio 
lui si trova 5 km dopo.
Gli
scappa anche un  “Ci vediamo ai Sette
Crociari” che io rigetto portandolo a conoscenza dell’oltre 1 ora e mezzo che
mi servirebbe per  e senza nessun
sostegno cibacquifero sarebbe complicato.
Stipuliamo
un accordo :
         
Mi siedo al bar bianconero , mi disseto mentre  aspetto.
E’
il primo riposo della frazione podistica, non previsto ma male non mi fa .
Bottiglia
d’acqua e relax , al loro arrivo colazione abbondante .
Direzione
salite.

Inizia
il terzo giro , iniziano i traguardi montani, più duri , molto più lunghi
rispetto a quelli ciclistici  ma molto
preferiti.
Ho
uno sguardo più libero,  un occhio che
gira dappertutto assorbendo immagini, 
attimi particolari che mi fanno sorridere, mi incantano ed a volte mi
fanno polemizzare.
La
salita di Polenta mi dà il bentornato all’anello del  9 , il sole mi accarezza gentilmente ed io,
con la compagnia del mio equipaggio  mi
sento veramente bene e tranquillo.
Il
gusto di buttarsi l’acqua sulla testa nelle soste è sublime , il sorriso è
sempre presente , quello sono io , …si vede lontano un miglio.
Arriva
 Carlo, un compagno di viaggio  che  cavalca la propria MTB . Mi tiene  compagnia fino alla fine di Pieve di Rivoschio,
si sprecano chiacchere, concetti, idee molto simili ridendo di gusto.
E’
una salita piacevole , lunga …le solite cose, i cartelli km sballati , i denti
che digrignano, la mente che sorride ,il circolino , il saluto ai miei amici
maiali spaparazzati tra polvere e fango e pian piano la consapevolezza che  i km scivolano alle mie spalle.

Pazienza,  la parola d’ordine è sempre quella , una
grande pazienza accompagnata da una gestione mentale che non ti porti   a rimanere solo con i  km  in
testa .

C’è
qualcosa di particolare in quell’aria, nascosta dietro ad una fatica che passo
dopo passo si sta facendo sempre più pesante fa capolino  una grande sensazione alla quale riesco già
accedere proiettando la mente e tutto me stesso.

Gli
ultimi impegnativi km della Pieve mi accompagnano allo scollina mento dove,
dopo una sosta rinfrescante  riparto con
un cambio nell’accompagnamento.

Su
consiglio del mister , comodamente seduto in panchina , abbandona il campo il
grande Carlo (che rientra a casa in mtb) lasciando il posto a Simona che mi
affianca a piedi.
Visibilmente
diversi entrambi gli accompagnatori hanno un debole per le more  presenti in quantità discreta prima del
passaggio assai scarsa dopo.
Al
contrario della bicicletta la discesa, specialmente nelle competizioni di lunga
durata, risulta uno dei tratti più duri 
e  lascia maggior segni nelle
gambe. Muscolatura, giunture, anche , ginocchia, caviglie , piedi  vengono sollecitati ed impegnati in modo
molto brusco e violento  specialmente in
discese lunghe ed impegnative come quella che stavo affrontando che presenta
dei tratti al 18% di pendenza.
Ma
si fa, il clima sulla strada è allegro e vivo sia nel reparto corse che nel
reparto assistenza nel quale si sprecano scatti fotografici  su scatti arrivando anche a far sbuffare
l’animo siciliano che stamberga in Piero quando vede la moglie posare coi
pantaloncini decisamente tirati su .
Arrivano
gli amici , il loro affetto , la loro simpatia 
mi regala sempre una gran bella sensazione;  la  Vespa Piaggio che incrocio nella discesa (per
essa salita) è diretta dal driver/alimentarista/stratega Claudio che, volendo o
dovendo (non è ben specificato negli archivi comunali)  accompagnare la consorte Nadia a fare una
passeggiata divagatoria decide per le colline dell’entroterra cesenate
prendendo così  due aghi in un pagliaio,  due uova con lo zampino del gatto lardoso,
meglio due che uno ecc. ecc.  
Simona
è ancora attratta dalle more, le mie gambe tengono bene e corrono ancora mentre
allegramente ci avviciniamo a Mercato Saraceno che ci ospita in un bar del
centro per un caffè ma forse anche no (ho sempre l’idea in testa che ad ogni
passaggio in quel paese ci sia un caffè …chissà come mai)
Probabilmente
è solo un idea che avevo  demandato  alla fine del Barbotto  dove ci sarebbe stata la cena ufficiale …che
cena sarebbe senza un caffè postumo ?
L’attacco
alla temibile e rinomata salita è deciso e di buon passo con Simona ormai piena
(nello stomaco) di more e Tisso  che
sfida il suo dolore al tendine d’Achille pur di 
accompagnarmi nel piacere della corsa.
Il
tentativo di record del mondo di discesa in monopattino dal Barbotto, tentato
da Cristian, era fallito per il surriscaldamento del freno e lo schiacciamento
di nr. 3 vertebre a mezza schiena sollecitate dalla posizione a uovo imposta
dal manubrio corto del monopattino di sua figlia.  
Non
mostra  delusione, almeno non quando si
presenta al nostro cospetto scendendo di corsa dall’alto. Rideva raccontando di
aver nascosto il monopattino tra l’erba a bordo strada.
All’oscuro
del tentativi di record sorrido 
godendomi il clima ilare  creatosi che mi fa dimenticare la fatica.

Le
ombre calano velocemente sulla  strada
presentandoci l’ennesima notte di movimento con tutta la poesia dei suoi
paesaggi , rumori ed odori . Cambia lo scenario.
Cristian
ha da poco raggiunto e ripescato il monopattino 
dall’erba  creandomi  scompensi di ridarola emergenti
dall’immaginazione …..  gobbo su di un
piccolo monopattino  che acquista
velocità nelle rampe pendenti dal 14 al 18% 
intento a premere il freno col piede dietro per fermare un monopattino
impazzito lanciato alla velocità della luce . 
Fiamme e fumo scaturiscono  da
quella abrasione continua che solo l’atleticità dello stambecco riesce ad
interrompere saltando giù dal mezzo in velocità  staccandolo dal manto stradale attutendo il
colpo  con la potenza delle proprie leve
inferiori …… che scena !!! che risate !!!
I
commenti di Tisso , le risate, la parodia del Cristian uomo iper tecnologico ci
accompagnano definitivamente alla cima del Barbotto dove  il camper è pronto ad ogni cosa e la festa
degli amici  ai quali si sono aggiunti
Oliver e Sandra in visita di cortesia.
Abiti
asciutti e più protettivi per la notte , cena a base di pasta come da ordini
del nutrizionista Claudio e mi gusto un caffè della moka  fatto da Paola ma credo in qualche modo
offerto dal barista che prima di abbassare la saracinesca del bar era dovuto
sottostare alle direttive dell’equipaggio al seguito.
Clima
(non meteorologico), luogo, situazione ….. sembra di essere in un altro mondo ,
quasi irreale, sicuramente strano e molto particolare ma denso di attimi che ti
fanno sentire dentro la sua realtà e la sua unicità .
Il
tempo di trafiggere, grazie all’esperienza di Oliver e davanti agli occhi
schifati di Paola, una piccola vescica, sistemare il piede che  riparto con Cristian dentro la  notte. .   
Saluti
e ringraziamenti alla coppia SimonPiero 
per la grande compagnia disponibilità e l’egregio “lavoro”  è  direzione
Ponte Uso  e Monte Tiffi .
Le
previsioni meteo  parlano poco bene della
notte a venire,  corro ancora…….rido.
E’  una strada piena di su è giù quella che
accompagna al bivio della Novecolli Bike corta e lunga  con un scendi al 18% che spacca le gambe .
Un
tratto in cui la mente non ha troppi agganci ma la fortuna vuole che ce ne
siano alcuni disponibili offerti  proprio
dalle condizioni meteo .
Il
cielo scuro non lascia presagire niente di buono specialmente osservando ciò
che avviene alla nostra sx/dietro ; si alza il vento,  continuiamo tranquilli nella  nostra corsa , che è corsa, molto 
differente da quella messa in strada nel mese di maggio .
Alle
 spalle cominciano a vedersi dei chiari
lampi mentre i primi brontolii di tuoni cominciano ad essere percepiti dalle
nostre orecchie.
         
Fino a quando tira il vento 
siamo tranquilli,  dico per
esorcizzare la venuta di una condizione meteo affatto gradita che avrebbe
influto in maniera decisa sotto al profilo del dispendio energetico.
 A bivio passato,  ci dirigiamo i verso monte Tiffi (bastardo
anche a piedi) , il paese di 4 case (non ricordo il nome) e tre attività tra
cui un centro estetico, abbronzatura, piling , feeling , laser uccidi peli in
modo definitivo ecc. ecc.   ci offre il
solito punto interrogativo  su come possa
 un centro estetico  a rimanere aperto in un paesino così piccolo.
Le
supposizioni sono tra le più svariate e colorate tra le quali anche alcune poco
legali dotate di happy ending.
Nella
salita che porta all’attacco del Monte Tiffi , Paola ci  porta a conoscenza di un detto popolare che
spiega come fare a capire quanto dista il temporale.
“Attendere
il lampo indi contare i secondi che lo dividono dal tuono seguente (è legge ,
lampo e dopo tuono).
Ogni
secondo vale 100 metri .
Ne
contiamo oltre 10, ripartiamo sicuri , siamo persone che sanno il fatto loro
noi.
100
metri e viene giù il putiferio, acqua , vento , tuoni , lampi e freddo.
Stop
vestizione,indossiamo  capparelle fornite
da Cristian vinte, credo, nelle patatine Pai.
Sono
di quelle  copertura totale, che tengono
l’acqua ma tendono ad incollarsi al corpo.
Fino
a quando piove con quell’ intensità adotto il mantellino rosso full body . Saliamo
per Tiffi di buon passo , tremacchiando un po’ 
ma continuando a ridere e respirare un clima sereno.
Da
ponte Uso Cristian si porta dietro anche la sua auto , il tutto , inizialmente,
senza bisogno di nessun aiuto.
Sale
in auto si avvantaggia nei miei confronti di qualche km poi mi viene incontro a
piedi ritrovandomi un po’ assalito dal sonno 
che fino a quando non inizia a piovere rompe i coglioni.
La
situazione migliora leggermente, cambio giubbotto usando il mio in goretex
(molto più ridotto) che mi permette di lasciare libere le gambe ed evitare la
sensazione della plastichina che si incolla sulla pelle bagnata.
In
questo frangente il compito di sposta Toyota viene assegnato a Paola che così
ha un modo in più per combattere il sonno  raccolto in quantità astronomiche.
La
Yaris rossa , genio della tecnologia moderna, 
probabilmente influenzata da Cristian  spesso si rifiuta di svolgere le attività
tecnologiche quali mettersi in moto, 
indicare la velocità , il livello di benzina, far funzionare la radio,
spegnersi ecc. ecc.
Il
tempo passa molto lentamente in quel frangente, un attacco temporalesco ci
costringe ad entrare nel camper .
Ne
approfittiamo per mangiare qualcosa e per riposare una mezz’oretta.
Siamo
all’attacco di Perticara, 9 lunghi km dispersi nel niente …di giorno …
figuriamoci di notte, pestando una strada dall’asfalto diroccato.
Il
piccolo riposo più una dose doppia di Maqui Enervit  hanno cancellato il
sonno dalla mia testa lasciando libere le palpebre di eseguire il loro lavoro.
Andiamo
avani a chiacchierare, a ridere di cazzate che noi stessi diciamo  inserendo di tanto in tanto anche qualche
discorso serio .
Non
accenna smettere e neanche a rallentare.
Infagottati
con le lunghe capparelle passo dopo passo arriviamo allo “svalico” , là dove la
strada cambia pendenza insomma .
Alla
tremarella che portiamo avanti già da qualche km (almeno io) si aggiunge un
vento di quelli che ti spingono talmente forte in modo da alterare il tuo passo
.
         
In fondo sono fortunato, comunico allo Stambecco, pensa se un
clima del genere ci fosse stato ieri notte quando sono passato in bicicletta.
Non ce l avrei fatta ad andare avanti .
Ogni
tanto ci vuole anche quello, la sfiga della pioggia o del brutto tempo fa
sempre parte del gioco e dei rischi.
Giungiamo
a Perticara alle 5,00.
Il
Bar è chiuso,  sono stanco e provato da
quel tratto così freddo ed impegnativo , avrei voglia di un caffè ma  ….apre alle 6,00.
Cristian
deve scappare , la Toyota lo attende già in moto ed insignita del compito di
guidare   fino a Cervia. 
Un
saluto ed un abbraccio che sento molto , perché lui, lo stambecco, è un altro
di quegli amici  che fanno la differenza nella
mia vita.
Stop  per un oretta in attesa dell’apertura del bar
, ne ho bisogno,  sento la necessità di
chiudere un poco gli occhi e quella di scaldarmi un po’ togliendo la sensazione
di bagnato dal mio corpo e così è  per
tutti …Cristian compreso , tanto guida la Yaris.
Ore
6,25  le funzioni vitali vengono riattivate
 con un caldo caffè e colazione al bar del
centro  nel quale abuso anche dei servizi
igienici per azioni che vanno oltre al lavarmi faccia e denti.
Ben
coperto riparto, al momento non piove anche se il cielo rimane coperto,  ultimo tratto di salita  e discesa lunga che mi porterà a fondo
valle  sulla strada statale, prima,  e alla salita di Monte Pugliano  – Madoinna di Pugliano  poi.
Subisco
i primi chilometri, controllo i tempi km e, a volte mi sento strano , faccio i
conti  cercando di capire l’ipotetica ora
d’arrivo.
E’
troppo tardi, non sono contento  dentro ,
quella corsa , che seppur lenta è una corsa considerando quello che ha alle
spalle, non mi soddisfa ….. è un po’ come una meza maratona corsa 15 minuti
sopra alle mie possibilità.
Di
preciso non sono n grado di spiegare cosa tecnicamente sia successo mentre
affrontavo quella discesa, non so neanche spiegarmi dove la testa abbia trovato
la forza di imporre quello che sarebbe stato un dispendio energetico molto più
intenso.
L’ho
sentito, in una frazione di secondo , in un frangente mentale completamente
diverso , deciso , secco, rigido e sicuro. Un cambio di ritmo tangibile ha
invaso il mio corpo, due paraocchi virtuali hanno  limitato lo spazio d’azione mentale
concentrandolo in gran parte su quella cadenza di corsa, sulle sensazioni che
ricevevo dal mio corpo e sul fatto che già dopo alcuni chilometri cominciavo a
percepire una gratificazione paragonabile ad una dinamo  ….più proseguivo nel ritmo e più mi caricavo
fisicamente e mentalmente.
Nessun
dubbio veniva a bussare,  i paraocchi mi
proteggevano dai pensieri dannosi, la ruota era in movimento , i 60 / 70
km  che mi dividevano da Cesenatico erano
ormai una questione di pazienza che avrei chiesto ad Andrea, una pazienza   ampiamente ripagata, già lo sapevo ….
esperienze passate …..capacità di proiettarmi intensamente in avanti.
Monte
Pugliano, la 7° , lunga, impegnativa  ma  divisa in due da un tratto pianeggiante/semi pianeggiante
che attraversa il paese (Pugliano) nel quale si può  gustare un caffè  …. un piccolo traguardo intermedio prima di
ripartire per Madonna di Pugliano.
Non
piove, solo per i primi chilometri perché poi viene giù il finimondo che mi
accompagnerà fino a sera.
La
piazzetta e il bar , fungono anche da zona cambio driver, esce Tisso,
simpaticissimo e abilissimo nel ruolo, ed entra Fausto proveniente direttamente
da non so dove e ripartente una volta sceso dal camper per Torino.

Al
bar arrivo già incapparellato  fino ai
piedi, oltre ad un the caldo , una brioches e non so cos’altro oltre a  chiedera la presenza di negozi   che
vendono ombrelli .

Nessuno,
neanche la ferramenta e….credo che sia la prima volta nel mondo….”nessun vu
cunprà” che li vende (neanche nel giorno di mercato).
Il
raccontare la mia “triste” e faticosa storia non ammorbidisce la signora di
seconda età leggermente vampizzata
         
Scherza , venderle l’ombrello ?   devo andare alle poste e mi bagno tutta .
         
Ti piacerebbe …..penso .
Niente
da fare neanche l’attacco del Tisso e dei soci la convincono,  riparto sotto l’acqua persistente avvolto
nella capparella rossa  che mi  trasforma in un piccolo cappuccetto rosso …e
scemo (l’originale con quell’ acqua non sarebbe andato dalla nonna)
Madonna
di Pugliano  è raggiunta , si scende per
l’ennesima volta per quella discesa, già lunga in bicicletta, che si lascia
alle spalle il paesino di  San Leo  per arrivare a ….. non ricordo mai il nome.
Il
mio tener le braccia all’ interno della capparella e non nelle maniche (che si
incollano fastidiosamente) da un effetto poliomielitico alla mia corsa  che alla vista di occhi esterni dipinge un
corpo saltellante con due braccine  sventolanti senza nessuna logica nei fianchi.
M’ illudo più volte che sia finita lì, dopo la curva, dopo il ponte ….
         
Vuoi che non lo sappia ? , l’ho fatta tre volte …….
Non
lo sapevo,  …. lo sapevo  ma desiderio, stanchezza e voglia quando sono
insieme ……
Ritmo
invariato, il sonno invece si fa sentire e anche la voglia di darmi un
asciugata, riscaldata c’è.
Traguardo
 fissato nella piazza del paesino là
sotto , prima dell’attacco del passo Siepi.
Ci
vuole un po’ di tempo ma  arrivo, la
pioggia non accenna a cessare , anzi è più violenta.
Il
camper è già pronto con Paola leggermente nervosa, soprattutto per la stanchezza
che ormai la possiede, Fausto continua a lavorare al telefono mentre guida
parcheggia e, probabilmente, non la ascolta come lei desidererebbe.
Pappa
calda in arrivo mentre Belinda chiama
         
Ma in che piazza siete ? …..son 40 minuti che giro per San
Leo Bip Bip Bip (imprecazioni)
Sorrido  spiegando a Paola che non siamo a San
Leo  ma nel paese sotto (prima del passo
Siepi) e pensando agli improperi che volavano nell’ aria direttamente dalla
bocca della Beli.
Arriva
come un treno impazzito mentre consumiamo il pranzo accompagnata dall’ amico
Franco e, oltre ai soliti  complimenti ,
mi porge 3 ombrelli …che sia benedetta.
Non
faccio tempo a finir di dire la frase 
“Paola mi riposo un po’”  che già
sto dormendo disteso nella panchina del tavolo .
30
minuti dopo, al risveglio, un doppio premio al bar gelateria del paesino  prima di riprendere la marcia assaltando l’8°
salita.
Non
è lunga e neanche tanto impegnativa, lo è invece la discesa  che riporta a Ponte Uso.  L’affronto con cipiglio e per la prima volta
al mondo con l’ombrello al posto della capparella.

La
sensazione è positiva, corro più libero , con meno rumore alle orecchie e
soprattutto meno appiccichero . Inclino l’ombrello a seconda della direzione
del vento/pioggia  riparandomi al massimo
ed al contempo creando un po’ di resistenza all’ aria  ma  è
più il positivo che il negativo.  Riesco
a staccarmi mentalmente e a guardare dall’ alto quel buffo omino colorato che avanza
fiero di ciò che sta facendo e di come lo sta facendo.
E’
una figura strana  un uomo solitario che
corre con un ombrello , lo dico io e probabilmente lo pensa anche la gente che
lo  vede incrociandolo  in strada.
Nel
corso della discesa Fausto finisce il suo compito di Driver (giusto il tempo di
rientrare a Cesenatico che riparte per Torino … e grazie)  rilasciando il camper a Claudio il
nutrizionista ricondotto all’ ovile viaggiante da Paola per coprire un buco che
mi aveva messo già in allarme qualche ora prima.
E’
un ulteriore iniezione di fiducia e tranquillità .
Il
Gorolo col suo temibile 17%  ci attende ma
lo facciamo  attendere 10 minuti in più
per rispettare la cabala che ci aveva visto in sosta al bar di un piccolo
paesino a 10 km della salita ad ogni giro e di certo non potevamo saltare
l’ultimo.
Un
the caldo e qualcosa da mangiare.
Tendenzialmente
e finalmente spiove , sono passate le 18 di cui 17 completamente bagnate
dall’ alto.
Apprendo
la notizia con felicità.
La
strada che mi divide dal Gorolo è una forma di L appoggiata sul lato lungo con
la punta smussata lunga 10 km circa ,praticamente interminabile.
Stringo
i paraocchi  e mi metto d’impegno
attendendo di inquadrare, sulla mia sx, il grande capannone industriale
dismesso che avevo scelto, nei due passaggi ciclistici, come riferimento di
fine strada.
Ancora
300 metri la curva secca a Sx et voilà , monsieur Gorolo, il 27° colle di
questa mia kermesse fisico mentale.  
E’
duro, durissimo ma ha in se un punto di debolezza, è l’ultimo e lo demolisco
con un passo deciso e sicuro non dandogli nemmeno la soddisfazione di
rallentare, fermarmi o ciondolare quando sferra il suo attacco finale
presentandomi il 17%.
La
fatica fisica aumenta passo dopo passo ma la positività mentale ne annienta la
percezione.  
Sorrido
soddisfatto lasciando la vetta alle spalle mentre programmo il prossimo pit
stop …piz stop  …. Con Claudio e Paola .
Scelgo
di mangiare una Pizza e decido di farlo a Borghi  paesotto a 7/8 km da Gorolo.  
Fa
un certo effetto essere sotto ai 30 km 
di distanza da Cesenatico , è una cifra decisamente molto  piccola che continuo a vivere in piccoli
tratti pezzi da pochi chilometri ben sapendo la difficoltà  e la lentezza con cui il tempo mi passerà
sopra.
L’assenza
dei colli è  una gioia dettata
dall’ avvicinamento al traguardo finale e uno strano vuoto per la mente ormai
abituata a giocarvici.
La
strada verso Borghi, l’ho sempre sofferta, lunga ,  pochi riferimenti . Un cartello indicante
l’entrata a Borghi sborantamila chilometri prima .
Ci
arrivo, lo attraverso in solitaria mentre mi attendo di attimo in attimo
l’arrivo del Camper Pizza.
Niente,  incrocio nessun camper, comincio a farmi
delle domande arrivando a pensare anche di aver sbagliato strada  su di un percorso a strada principale unica
e, soprattutto, percorso altre due volte nel giro di un paio di giorni .
Devo
lavorare per convincere la mia mente che tutto ve bene e che forse la pizzeria è
in un’altra strada o paese.
Alla
peggio sarebbero tornati verso il Gorolo 
ma prima o poi …………..….solo questione di pazienza , di lasciar passare
il tempo .
Il
 rumore di un motore impegnato mi giunge
alle orecchie circa 100 metri dopo l’uscita di Borghi, seguito, pochi frangenti
dall’ immagine di un camper impazzito che avanza in senso inverso al mio.  
Sono
loro, crollano i dubbi, torna la leggerezza mentre indietreggio per andarmi a
gustare la pizza .
E’
sempre un gran piatto , un gran gusto 
che soddisfa palato, stomaco e mente.
Di
nuovo in movimento mentre Claudio parla di altre soste per mangiare ma ormai le
cose sono cambiate , c’è  una spinta
diversa dentro, c’è la voglia di stringere i tempi e catturare quell’ emozione
latitante dal mese di maggio.
Cala
la sera, la temperatura è decisamente salita ed una splendida luna piena è
uscita per accompagnarmi nei miei ultimi km.
Passo
da  Tribola ….  un paesino che noto sempre  ad ogni mia NoveColli ……. un nome , una
garanzia.
L’ultima
discesa, quella che porta a Savignano , anticipa la bellissima sorpresa del
ritorno di Cristian che appare insieme a Debora alle bimbe Ada e Viola  e della famiglia SimonPiero.
Una
piccola sosta prima della rotonda  per le
strette di mano, due complimenti , considerazioni e per un attimo di previsioni
sull’ ora di arrivo. Riparto con Claudio che mi vuole nutrire.
Correre
con i ragazzi e soprattutto con le due bimbe a fianco è una gioia visiva del
cuore, un clima festoso che mi avvolge 
toccandomi dentro .
Rotondone
della via Emilia , Gatteo con direzione Sant’Angelo che chiamo simpaticamente
paese dei fantasmi per l’assenza di gente ogni volta che mi è capitato di
attraversarlo in gara.
Al
mio fianco rimane Piero che  mi
accompagna in strada fino a Cesenatico, è un altro correre, è un’altra
sensazione che mi invade .
Respiro
un  aria tersa, pulita, gustosa e piena
di sensazioni forti. L’ipotesi di fermarmi non esiste più e non è più presa in
considerazione come  quella di rallentare
il ritmo.
So
che l’aria che sto respirando mi porterà ad aumentarlo a farmi un  ulteriore regalo , quello di una corsa più
veloce,  una diversa sensazione sulla
pelle.
Ho
dentro una sicurezza, una forza capace di abbattere qualsiasi muro mi si
presenti davanti .
Claudio
mi chiede ancora se voglio mangiare qualcosa :
“Non
c’è più spazio, non serve più e anche se servisse, c’è qualcosa di più forte di
più intenso capace di darmi tutta l’energia per un finale  da brividi”
Sala
è praticamente l’ultimo paese, ….….lo vedo 
alle  spalle,
La
curva secca a sx  quella in cui è
posizionato  l’ultimo ristoro alla
NoveColli running,   è come l’inizio di
una discesa piena di tutto, nella quale la mente si stacca isolandosi con te
stesso ;  tante cose, tanti eventi e
tante persone che hanno lasciato dei segni importanti nella mia vita partendo
da Paolo e Giuly che in una distrazione di piacere hanno creato quel piccolo
sorriso apparso “strano” sin dalla tenera età .
Il
resto lo ha fatto il destino,  a volte,
ancora inspiegabilmente, crudele a volte gentile.
C’è
un grazie anche per lui perché seppur inseguito da un numero consistente di
sfighe  sono fortunato se non altro per
la capacità di oltrepassarle con il sorriso e la voglia di dipingere la mia vita
con i colori vivi delle emozioni.
Ringrazio
anche me stesso, per non aver mollato lì la sfida dopo il  fallimento di maggio.
Una
grande dimostrazione di forza, caparbietà, un grande regalo  a  Pelo
l’inesauribile
capacità di vivere e trasformare la sofferenza in emozioni profonde che
tracciano solchi  capaci di raccontare,
sempre, la parola vita, la mia vita.
3
km  forse meno , i capannoni di
Villa Marina invadono i miei occhi.
         
Hai aumentato il ritmo. 
Dice Piero
E’
vero.
Non
so come e non so dove ma so che la mente ha il potere di regalare quel surplus
di energia in grado di accompagnarti alla linea di finisher con un ritmo
diverso.
Quello
che 10 metri prima non c’era ti arriva nelle gambe , improvviso, violento e
potente.
Cambiano
ancora le sensazioni, mi sembra di volare quando in realtà vado ai 6’ al km
(ritmo molto blando nella normalità). L’effetto è  quello di un 3’30”/km   percepibile sulla pelle  con un aria che ti accarezza coprendoti di
brividi..
Sento
la fronte, la mandibola , gli occhi  , me
stesso .
Difficile
da spiegare ma ogni cm di me è in grado di farsi sentire inviando ai  centri nervosi una sensazione netta decisa e
staccata da tutte le altre .
Riempio
i polmoni, l’aria è magica ed io sono completamente avvolto da un vortice di sensazioni
pazzesco
Piero  mi chiede da quale punto deve lasciarmi da
solo, sa , non ha bisogno di chiedere .
         
Da lì, ….al cavalcavia .
Pochi
minuti , ci sono,  aumento il ritmo, il
primo è passato , il secondo curva a 360° portandomi  al rettilineo finale.
E’
un  momento di solitudine fantastico, io,
il mio respiro, il rumore di un passo che per quanto stanco  è ancora leggero, i miei mille pensieri,  tanti, belli, profondi , leggeri  ……c’è tutto 
Andrea .
Gli
angoli della bocca tirano  verso l’alto,  vedo il mio sorriso  limpido e chiaro impresso nella mia
mente,  la sensazione dell’occhio
umido  è latente .
 il  camper 
mi attende all’ingresso del rettilineo , 
ci sono due ultime cose che voglio fare
re-indossare
la maglia ufficiale con  i patners che mi
hanno spalleggiato ed Amref con la Campagna di Raccolta Fondi Stand Up ForAfrican Mothers  

ed abbracciare Paola ,
stretta, per la sua pazienza , per la volontà


messa in campo, per  aver fatto il massimo in modo che la mia mente
pensasse solo a correre  e per avermi
trasmesso la sua fiducia col pensiero che io ce l’avrei fatta.

Un
grazie, un bacio, uno sguardo intenso
         
“goditela tutta … è tua” . 
………….. un altro bacio
Sono
gli ultimi attimi  di un avventura  fantastica,  capace di regalarmi emozioni nuove, di
aumentare la mia forza mentale  nella
quale e lo scrivo con la felicità nel cuore, ho percepito dentro al cuore la
sensazione dell’amicizia vera e questa è un’altra grande fortuna che il buon
Dio mi ha regalato.
Mi
accompagna negli ultimi passi  verso a
quella linea che non c’è ma  vedo chiara
e netta disegnata sull’asfalto.
Non
so se faccio il segno della croce, non so se ho gli occhi lucidi , non so cosa
in quel momento mi stia attraversando  la
mia testa .
Sento
solo felicità, l’aria, le braccia che si alzano , i click della macchina
fotografica di Max, gli applausi e gli schiamazzi degli  amici .
Fermo
sul marciapiede  …… tra baci, bravo ,
grande , strette di mano pacche sulle spalle 
e i miei grazie per quello che hanno fatto per me .

Tolgo
le scarpe , le mie fantastiche Scott T2  poco più di 230 grammi  capaci di proteggermi e di assicurarmi la
sensazione dell’asfalto sotto ai miei piedi 
traducibile , per me, nella parola correre .

Due
foto  con loro ,  due foto insieme , è già una sensazione
diversa , il picco emozionale sta già prendendo la via d’uscita  abbandonando la mia testa che pian piano
tornerà ad aver sete …..il gioco è quello.
La
festeggiamo  sporchi e luridi  in una gelateria sul lungomare  tra sorrisi , parole, racconti ed allegria.
E’
ora di dormire e  lasciare spazio ad
Andrea  …..l’uomo di tutti i giorni.

NoveColli Ultratriathlon, unica, estrema,
nostra ………MIA





Grazie

Andrea
Pelo di Giorgio



HANNO
PARTECIPATO  in ordine alla cazzo


Paola
Sardone  Massimiliano Conti , Clandio
Cimatti, Giovanni, Raffaele il morbido e tutto il bagno 340, Guido Pasqualini,
Claudia Assirelli, la famiglia Grassi , Luca Rambaldi, Luca Novali, Carlo
Cardone, Cristian Mazzotti, Oliver Mordenti, Claudio Mercuriali, Stefano
Tisselli, Fausto, Piero Garagnani, Simona Nanni, Belida Biguzzi e l’amico
Franco, Maurizio e Sara Inbici, Linus e Radio Deejay, Sandra di Oliver, Nadia
Baldacci  e  il pubblico da casa . 

MI HANNO PREZIOSAMENTE SPALLEGGIATO
Scott, Enervit, 2XU-Nutrilife,  Surfing Shop, Bagno 340, Inbici











































Radio Deejay …..Grazie