Obiettivi chiari e definiti

Obiettivi chiari e definiti
Buongiorno amici approfondiamo un paio di concetti legati alla nostra prestazione e di quanto essa può cambiare in assenza di obiettivi chiari. 
Molto spesso siamo portati ad imputare le colpe del non raggiungimento del nostro massimo nell’attività sportiva (e non) ad un allenamento non sufficiente. 
La conseguenza immediata per soddisfare l’ego pulsante è variare le nostre abitudini sobbarcandoci di carichi di lavoro fisico che, oltre a stancarci e corroderci in senso fisico, incidono negativamente sulla mente , alzando lo stress e rischiando di incrinare tutto ciò che ci gravita intorno ( Un vero campione può esser ritenuto tale quando riesce a dare il massimo ed essere presente in tutti i campi della sua vita senza annullare e/o sacrificare il resto nel tempo. ) 
Il risultato finale non sarà sicuramente dei migliori visto che il sovraccarico ci restituirà un io molto stanco fisicamente e mentalmente ma sopratutto indebolito ed attaccabile da infortuni e voglia di abbandonare (La passione muore quando siamo particolarmente stressati)
Ciò a cui non pensiamo è che la nostra “mancanza” di prestazioni ottimali deriva proprio dal non avere una mente allineata a ciò che vogliamo fare e che spesso e volentieri il nostro non miglioramento di performance è da imputare alla mancanza di un allenamento psicologico. 
Timoth Gallwey, autore americano (padrino dell’attuale movimento del coaching) per spiegare la massima prestazione propose questa semplice formula: 
La prestazione in campo è uguale alla prestazione potenziale meno tutte le interferenze che la possono intaccare.  
Possiamo catalogare le interferenze in questione in due categorie di facile distinzione, interne ed esterne. 
Le interferenze interne sono autogenerate  mentre quelle esterne nascono per “colpa” dell’ambiente circostante cioè da ciò che sta al di fuori di noi, ad esempio l’ambiente, il pubblico, gli avversari, le condizioni meteo o qualsiasi cosa d’altro che ci investe provenendo da fuori. 
Capire esattamente quali siano e sopratutto come attenuarle, renderle innocue, è l’obiettivo di ogni programma mentale che intenda portare l’atleta ad esprimere il proprio massimo potenziale  in gara. 
Il peso delle interferenze, esterne ed interne, diviene ancora maggiore quando ci troviamo di fronte ad avversari livellati. 

Se ci troviamo, infatti, a giocarci la vittoria di un mezzo ironman con un atleta che per caratteristiche fisiche tecniche  è esattamente come noi l’ago della bilancia penderà certamente dalla parte di chi dei due dispone del fattore psicologico più allenato/avanzato. 

Specialmente nello sport di Endurance, dove la lotta con il senso di fatica ed il dolore fisico è amplificata, questi fattori  assumono un ruolo veramente molto importante capace di trasformare una prestazione da mediocre a ottima. 
Uno dei primi fattori per il raggiungimento della massima prestazione è sicuramente il processo di definizione dell’obiettivo, ….la cosa strana è che spesso e volentieri lo sottovalutiamo. 
Tutti o meglio quasi tutti  abbiamo dei traguardi nella vita,  alcuni a carattere sportivo piuttosto che professionale o di vita privata. Siano essi  a breve, medio o lungo termine, sono diversi gli uni dagli altri per natura, forma e per necessità. 
Parlando di Triathlon, ad esempio, possiamo ipotizzare 
finire un Ironman dentro il rinomato muro delle 10 ore, finire un Ironman oppure centrare la qualificazione alla finale mondiale di Kona 
Per altri potrebbe essere partecipare ad un corso di forza per aumentare la potenza muscolare col fine ultimo di migliorare le prestazioni in una o più delle singole frazioni. 
Il processo di definizione dell’obiettivo (Goal Setting), per farla molto semplice, consiste proprio nell’identificare specificatamente ciò che vogliamo ottenere e nel creare un piano d’azione per raggiungere il nostro desiderio. 
Dopotutto se domani vogliamo partire per le vacanze ma non abbiamo ancora deciso il luogo,  che direzione prendiamo con la nostra auto  e quali bagagli carichiamo al suo interno ? 
Non è quindi solo il sapere cosa vogliamo ottenere, ma anche e sopratutto qual’è il processo che dovremmo attuare.
Definire obiettivi è uno lato importantissimo per la nostra preparazione ed ha dei risvolti diretti sulla nostra prestazione . 
Gli psicologi Edwin Locke, Gary Lathman appurarono nel 1960, grazie ad un serie di studi approfonditi , che l’aver definito obiettivi incrementava la produttività dall’11% al 25%  in particolar modo quando essi venivano formulati con chiarezza ed erano supportati da feedback puntuali. 
Un obiettivo chiaro , specifico con tempi ben definiti ci comunica immediatamente quali comportamenti saranno ricompensati , illustrandoci in modo molto chiaro ed immediato cosa ci aspetta permettendoci di usare il  risultato che vogliamo raggiungere come fonte di motivazione . 
L’obiettivo per una Biathleta potrebbe essere quello entrare in zona tiro con X (ics) battiti cardiaci in meno in modo da essere più ferma e precisa all’atto del tiro , mentre per un nuotatore potrebbe essere ridurre di 6 il numero di bracciate che impiega per fare 100 metri in modo da non alzare troppo il battito cardiaco a causa di una minor frequenza del gesto tecnico. 
Sono entrambi obiettivi molto chiari e specifici nei quali i miglioramenti sono misurabili. 
Un altra importantissima opportunità che abbiamo a disposizione sono i feedback. 
Essi rappresentano un punto base al fine del nostro miglioramento, ci permettono di monitorare la nostra performance dandoci l’opportunià di inserire eventuali cambi di direzione.
Metaforicamente sono come la nostra app di navigazione satellitare, ci danno la posizione istantanea suggerendo la strada consigliata per arrivare alla meta. 
Il monitoraggio costante è importantissimo,  è la regolare verifica a quanto stiamo facendo che ci permette di optare per tutte quelle piccole modifiche che alla fine fanno la differenza. 
Ricordate:  
– l’obiettivo che perseguiamo deve essere stimolante e raggiungibile.  
Un obiettivo troppo difficile e irraggiungibile, infatti, farebbe cadere la nostra motivazione a livelli bassissimi mentre uno troppo facile non la genererebbe nemmeno. 
Il giusto obiettivo, difficile ma raggiungibile genera maggior impegno e soddisfazione anche visto sotto l’importante ottica della ricompensa finale. 
Siamo arrivati alla conclusione amici, se vi piace l’idea di migliorare le vostra performance sportiva/professionale/di vita e amate l’idea di arrivare a mettere in campo il vostro massimo (nel momento e situazione in cui siete) è molto importante tenere ben presente quanto scritto nelle righe soprastanti evitando di avventurarsi in soluzioni che, pur apparendo logiche di primo impatto, vi porteranno ad un uso inappropriato della vostra energia. 


Mi congedo con una semplice domanda: 

– è più proficuo chiedere al nostro atleta (noi stessi) di “fare del proprio meglio” o di “togliere 60 secondi “  al suo  PB nei 10.000 run ?
Per dubbi, consigli, risposta alla domanda e altro non esitate a contattarmi :
Andrea Pelo di Giorgio 
Mail: andigio.pelo@gmail.com 
Skype: Andrea Pelo di Giorgio 

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